Sviluppo sostenibile. Insieme, un'utopia ricca di umanità

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A proposito di Sviluppo Sostenibile - di cui ogni anno si svolge l'omonimo festival - e di utopie, da inizio anno abbiamo seguito con appassionato interesse il programma proposto dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen - New European Bauhaus, volto a coinvolgere le menti creative - ma anche a ricevere apporti da non ‘addetti ai lavori’ - di tutta Europa per promuovere un significativo e forte cambiamento culturale  e a ispirare le nuove politiche da attuare per vivere meglio la dimensione della vita comunitaria. 

Seguendo la strada indicata dal 'motto' di questo ambizioso programma - "Beautiful, Sustainable, Together" - infatti, solo agendo insieme si può aspirare a raggiungere risultati concreti. Ed è importante che ciò in cui si viene coinvolti sia percepibile come bello e sostenibile, cosicché le persone riescano a riconoscersi all’interno di questi valori e appassionandosene, desiderino impegnarsi nella loro attuazione. 

Tutto questo potrebbe aver il sapore dell’utopia, una situazione cui aspirare ma che sembra di difficile realizzazione. 

In Bottega Filosofica le utopie, piccole e grandi, vengono sempre considerate sfide, direzioni sulle quali incamminarsi.

Abbiamo fatto nostro quanto scritto in proposito da Eduardo Galeano “A cosa serve l’utopia? Lei è all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi. Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi più in là. Per quanto io cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia? Serve proprio a questo: a camminare”.

E riconosciamo come motore del desiderio di tratteggiare qualsiasi realtà utopica ciò che lo è stato anche in più momenti del pensiero filosofico: il bisogno di mettere in discussione paradigmi esistenti che generano insoddisfazione e frustrazione.

Cosa significa 'utopia'

Lo stesso termine ‘utopia’ è un neologismo coniato da Thomas More per dare il nome a un'immaginaria isola dotata di una società ideale - della quale descrive il sistema politico nella sua opera più famosa, L’Utopia del 1516 - e in cui proietta il sogno rinascimentale che la cultura sia al centro della società civile e foriera di pace.

La parola deriva dal greco οὐ (non) e τόπος (luogo) e significa, pertanto, 'non-luogo'.

Ma More parallelamente, creò un altro neologismo, eutopia, derivato dal greco εὖ ('buono' o 'bene') e τόπος ('luogo'), che significa quindi 'buon luogo'. 

Un gioco di parole efficace nella pronuncia della lingua inglese, in cui si accettano entrambi i significati, quasi a significare che un buon luogo può sembrare a qualcuno un non luogo, una situazione irrealizzabile. 

Coltivare l'utopia

Questa ambiguità non fece comunque desistere la filosofia dal ripensare ciclicamente la società, soprattutto dal punto di vista delle produzioni e dei consumi, spesso attingendo a esempi del passato guardati come più coerenti e rispettosi della dimensione umana. 

Ad esempio, a partire dalla prima rivoluzione industriale, durante la quale si assistette alla meccanizzazione dei processi produttivi, la richiesta di ritmi lavorativi massacranti spinse diversi pensatori e artisti verso l’idea di tornare a un sistema che mettesse nuovamente al centro le capacità dell'uomo, sia di progettazione che di esecuzione.

Un caso è quello dell’artista e designer inglese William Morris che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, si fece promotore del movimento di riforma delle arti applicate Arts and Crafts che affermava la qualità e originalità della produzione artigiana contrapponendola a quella dell’industria manifatturiera considerata di scarsissimo valore. L’intento di Morris era quello di restituire all’artigianato un ruolo di rilievo in virtù della bellezza e durevolezza dei suoi prodotti, con un chiaro richiamo all’esempio delle botteghe medievali.

Morris fu tra i primi a collaborare con Karl Marx e Friedrich Engels per diffondere il socialismo in Gran Bretagna, e questo impegno trovò riverbero nel suo romanzo - che possiamo definire utopico - "Notizie da Nowhere" nel quale prospetta una società fondata sul collettivismo e in cui sono assenti la proprietà privata e l’articolazione in classi sociali.

Il motto più famoso di Morris è una perfetta sintesi del suo pensiero: "Have nothing in your house that you don’t know to be useful or believe to be beautiful” (non avere nella tua casa nulla che tu non sappia utile, o che tu non creda bello).

Con premesse simili all’Arts and Crafts movement nacque nella Germania del primo dopoguerra la scuola di arte e design Bauhaus, nella quale insegnarono eminenti artisti provenienti da varie parti d’Europa. L’intento era quello di portare innovazione nel design e nell’architettura, con linee che interpretassero il razionalismo e il funzionalismo. 

New European Bauhaus

Proprio il valore che si vuole dare, in questo momento attuale così significativo per l'Europa - e per il Mondo - alla capacità di visione e di impiego di intelligenza collettiva, ha portato a dare vita al programma del  New European Bauhaus promosso dalla Presidente von der Leyen.

E’ importante e significativo ricordare inoltre che, per la prima volta, nel Bauhaus era presente l’idea di offrire maggiori possibilità alle donne di partecipare alla progettazione e alla produzione delle opere. Nella realtà a questa intenzione non fu pienamente dato seguito concreto – a causa del forte maschilismo dell'epoca - ma è da considerare come un primo passo verso il riconoscimento dell’apporto creativo femminile. 

Questa circostanza riporta alla mente un aforisma di Alphonse de Lamartine: "Le utopie spesso non sono altro che verità premature". Forse, a cento anni dal Bauhaus, i tempi sono maturi per portare avanti quei presupposti e mettere a germoglio nuove idee. Insieme

Per questo abbiamo scelto le Utopie – realizzabili – come tema degli eventi con i quali Bottega Filosofica partecipa, come ogni anno, al Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASVIS (l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile di cui Bottega Filosofica è un'associata).

Quest’anno abbiamo lanciato il cuore oltre l’ostacolo e saremo in tre date e in tre città diverse.

I "Dialoghi sulle utopie realizzabili", questo è il titolo dei nostri eventi, sono un invito a tutte le donne e a tutti gli uomini che considerano positivamente l’utopia e provano il desiderio di condividere le proprie utopie con altri, a un momento di crescita insieme in un dialogo rispettoso e generativo.

Anche questo, per noi, è un’utopia sempre realizzabile. Vi aspettiamo.