La possibilità del benessere (nelle organizzazioni)

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CONVERSAZIONE CON ROSSELLA ELISIO – istruttrice di mindfulness

Il tema del benessere nelle organizzazioni è da tempo all’ordine del giorno e sta diventando sempre più pressante. Una recente indagine condotta da Gallup, il Global Workplace Report, rivela risultati drammatici non solo in generale, ma anche in particolare per il nostro Paese: solo il 4% delle persone ascoltate è risultato coinvolto al lavoro, il dato più basso di tutti i 38 Paesi europei presi in esame. Forse perché quasi una su due (49%) si è detta stressata e il 45% preoccupata. Ma soprattutto, siamo al secondo posto per persone che provano tristezza quando lavorano: si sente così più di una persona su quattro (27%)”.

Molte aziende si stanno mobilitando su questo fronte, consapevoli che un maggiore benessere delle persone in azienda porta indubbi vantaggi, sia per i singoli che per l’organizzazione stessa.

In questo articolo parleremo di benessere organizzativo partendo dall’esperienza fatta da un’azienda nostra cliente: un programma sperimentale di avvicinamento alla mindfulness, un viaggio di 4 tappe per prendersi cura del benessere di corpo, mente, cuore e relazioni.

Questo mini percorso di mindfulness è stato progettato e condotto con Rossella Elisio, istruttrice esperta di mindfulness e consulente organizzativa.

A valle del percorso fatto in questa azienda, ci siamo ritrovate per riflettere insieme sull’esperienza stessa, in un’ottica di retrospettiva: cosa è accaduto, cosa ha funzionato o meno, cosa abbiamo scoperto di nuovo e imparato, che possa esserci utile in altre situazioni.

La conversazione ha preso poi una piega più ampia, aprendosi in generale al tema del benessere organizzativo e a come la mindfulness possa essere una delle leve per sostenerlo e alimentarlo.

Quella che segue è una sintesi di questa conversazione. Ci fa piacere condividerla, nella speranza che possa essere uno spunto di riflessione interessante anche per chi legge.

Cos’è la mindfulness

Partiamo, innanzitutto, con il definire cos’è la mindfulness: è quella capacità innata, che tutti noi abbiamo fin da bambini ma che con il tempo tendiamo a perdere, di stare nel momento presente, in modo curioso e non giudicante, ovvero senza quei pregiudizi e schemi mentali che non ci consentono di vedere la realtà che stiamo vivendo così com’è.

La pratica della mindfulness può, pertanto, essere considerata come una sorta di processo che - attraverso tecniche di meditazione e di auto-osservazione - porta la persona ad essere più "consapevole di sé stessa, dei propri pensieri, delle sensazioni, delle emozioni, della realtà che la circonda e del proprio modo di entrarci in relazione".

Con la mindfulness torniamo, quindi, a saper stare nel momento presente.

Spesso, infatti, siamo presenti con il corpo, ma con la mente siamo o legati al passato (rimuginiamo su quello che ci è successo di negativo o rimaniamo nostalgicamente ancorati a ciò che ci è successo di positivo) oppure proiettati nel futuro, stando sempre un passo avanti e rimandando tutto a dopo, perfino la nostra felicità (sarò felice quando avrò finito quel lavoro, sarò soddisfatto quando avrò ottenuto quel risultato, e così via). Questo ancoraggio al passato o questa proiezione al futuro avvengono solo nella nostra mente, perché la realtà della percezione e della vita è solo ‘adesso’.

Lo spazio che può accogliere l’azione e il cambiamento è solo il momento presente, partendo dalla consapevolezza di ciò che è. In questa auto-osservazione possiamo scoprire quanto siamo ‘velcro’ per le esperienze spiacevoli, trattenendole e rimuginandole e ‘teflon’ per quelle piacevoli che talvolta diamo per scontate facendole scivolare via; possiamo iniziare a prenderci cura di noi anche solo riconoscendo questo schema comportamentale e provando a modificarlo.

Cosa richiede la mindfulness

Coraggio di rischiare

"Uno dei principi della mindfulness invita a prendere atto delle condizioni in cui ci si trova e a stare con quel che c’è, senza cercare le condizioni ideali. Un grande atto di coraggio…"

La sperimentazione fatta in questa azienda è partita con le condizioni che erano possibili in quel momento: un’ora di incontro la mattina, all’inizio dell’orario lavorativo, on line.

Il primo atto di coraggio lo ha fatto l’azienda stessa, in particolare il General Manager che ha fortemente voluto questo progetto, decidendo di inserire questo ‘corpo estraneo’ che è la mindfulness nell’organizzazione, accettando il rischio che ogni sperimentazione porta con sé.

Questa esperienza ha richiesto, inoltre, un atto di coraggio, di curiosità e di fiducia alle persone che hanno deciso di partecipare. Ad esempio, a chi si è ricavato uno spazio per sé, per collegarsi all’incontro mentre era in ufficio con i colleghi o a un desk di accoglienza clienti. Queste evidentemente non erano le condizioni ottimali per dedicarsi alla pratica della mindfulness, ma lo sono state per iniziare. Per dirsi “io posso crearmi degli spazi per me”.  

In questa piccola esperienza di 4 incontri le persone si sono restituite un senso di possibilità, l’idea che sia possibile prendersi cura di sé. Questo è un elemento molto importante: se le persone non riescono a prendersi cura di sé è difficile che riescano a prendersi cura dell’organizzazione e dei clienti; e se lo fanno senza occuparsi anche di sé, erodono le proprie energie (diminuendo la qualità della prestazione nel lungo periodo, fino al rischio di arrivare al burnout).  

Infine, un atto di coraggio è da riconoscere anche all’istruttrice stessa che, consapevole che le condizioni non sarebbero state ottimali per intraprendere questa attività, ha comunque deciso di agire volendo sostenere e alimentare questo senso di possibilità e di ascolto.

Le pratiche proposte nei quattro incontri sono state tutte piuttosto brevi, con l’intenzione di favorire l’adesione all’iniziativa non ponendo fin dall’inizio condizioni che avrebbero ostacolato la partecipazione (anche se, naturalmente, queste condizioni a un certo punto vanno create).

Curiosità

Inizialmente abbiamo creato curiosità nelle persone e abbiamo ‘agevolato l’ingresso’ con degli strumenti (a ogni incontro è stata data la registrazione di una pratica) utilizzabili in qualsiasi momento, anche al di fuori degli incontri prestabiliti. Il messaggio che abbiamo voluto dare è stato: non ci si deve arrendere al fatto che non ci siano le condizioni ritenute ottimali per prendersi cura di sé, ma piuttosto proviamo insieme (con un mandato del management, con il supporto di una facilitatrice, con un gruppo) a stare nelle condizioni possibili. Dal punto di vista del rigore della pratica di mindfulness è stata una prova di coraggio, ma è anche vero che in un qualche modo bisogna aprire la porta”.

Un altro elemento che ha consentito alle persone di ‘prendere atto delle condizioni’ è stato l’aver organizzato gli incontri on line. Questo ha consentito una partecipazione allargata ed estesa geograficamente, permettendo a persone che raramente avrebbero avuto modo di confrontarsi su questi aspetti di incontrarsi e condividere la propria situazione.

E’ apparso evidente che, in tema di benessere, erano tutti un po’ nelle stesse condizioni… e sentirsi ‘sulla stessa barca’ è un elemento potente, che sviluppa appartenenza e alleggerisce il senso di impotenza dato dal sentirsi, ad esempio, stanchi, affaticati, distratti.  Poter vedere quanto anche gli altr* possono trovarsi nelle stesse condizioni alleggerisce anche il senso di colpa delle persone, che rischiano di sentirsi inadeguate.

Nelle presentazioni iniziali del percorso, è emerso che qualcuno dei partecipanti aveva già esperienza di mindfulness e ne ha raccontato i benefici percepiti; questo ha dato al gruppo un messaggio non solo rispetto alla possibilità, ma anche rispetto alla responsabilità che ciascuno ha, di prendersi cura di sé.

Responsabilità che diventa tale anche nei confronti degli altr*: in un momento di condivisione sul motivo della partecipazione a questo mini percorso, un partecipante ha dichiarato di essersi sentito in dovere di supportare e sponsorizzare questa iniziativa attraverso la sua adesione, per sostenere la possibilità che l’azienda si è data e ha dato per migliorare il benessere delle persone. Un atto di responsabilità nei confronti dell’organizzazione e nei confronti delle colleghe e dei colleghi.

Capacità di fermarsi

"Un altro principio della mindfulness invita a fermarsi e a osservare noi stessi e la nostra relazione con il mondo che ci circonda, con curiosità e senza giudizio, o almeno senza pre-giudizio".

Questo esperimento di 4 incontri ha aperto uno spazio che ha concesso alle persone di fermarsi, prendere un respiro e osservarsi. Ciò che è emerso è una abitudine alla modalità, comune un po’ a tutti, di fare tante cose insieme, senza prenderci cura dei limiti oggettivi.

Una persona, per esempio, pensava di poter fare pratica di mindfulness mentre stava guidando, senza prendere atto che, se stava guidando, al di là delle norme di sicurezza stradale, non avrebbe potuto fare anche un’altra cosa che avesse richiesto la sua attenzione.

Nel primo incontro, ha cercato di tenere insieme tutte le parti della sua vita, lavorativa (andare al lavoro) e non lavorativa (portare prima il figlio all’asilo), cercando di inserire anche uno spazio per prendersi cura di sé (partecipare all’incontro di mindfulness).

Nel secondo incontro la stessa persona si è resa conto del limite oggettivo che tenere insieme troppe cose poneva alla creazione di uno spazio in cui prendersi cura di sé, quindi ha deciso di fermarsi e parcheggiare per il tempo necessario da dedicare alla pratica. Di fatto, non ha potuto cambiare la condizioni della sua vita, ma ha potuto cambiare, che poi è un assioma della mindfulness, il modo con cui stare in quelle condizioni.

Libertà e responsabilità

"Nella mindfulness si coltiva uno spazio di libertà. Libertà dalle preoccupazioni, dalle afflizioni, dai progetti, dal rimpianto per il passato e dalla paura del futuro. Ma anche libertà di scegliere come reagire alle circostanze a come stare nelle situazioni".

In questo caso, i partecipanti hanno coltivato la libertà di prendersi cura di sé, o almeno di porsi la questione, uscendo da un ruolo passivo. L’adesione volontaria ha evidenziato la presenza di due parti in causa: da una parte c’è l’organizzazione, che può organizzare iniziative e predisporre lo spazio, dall’altra ci sono le persone che devono prendersi la responsabilità di voler aderire e quindi sostenere questo tipo di iniziative. In questo caso, le/i partecipanti si sono presi questa responsabilità e la loro decisione è stato già un atto di cura nei propri confronti.

Connessione sistemica

"Nella mindfulness si coltiva la connessione tra mente, cuore e corpo".

Per prendersi cura di sé in modo completo e migliorare il proprio benessere serve la capacità di integrare e connettere mente (pensieri, idee), cuore (emozioni) e corpo (sensazioni fisiche).

Questi elementi sono strettamente legati e si influenzano a vicenda. Quando si pensa a qualcosa che coinvolge profondamente a livello emotivo è possibile avere reazioni fisiche come il pianto o il riso o somatizzare con dolori o fastidi. Quando si pensa a qualcosa che rende felici, anche il corpo sembra più leggero e più scattante. E viceversa. Una grande stanchezza fisica porta anche la mente a rallentare, mentre facendo qualcosa che regala sensazioni corporee piacevoli, la mente tenderà ad ‘alleggerirsi’.

La mindfulness ci aiuta a portare la nostra attenzione ai segnali che il nostro corpo ci manda (e che spesso non sentiamo o addirittura tacitiamo) e che ci aiutano ad essere consapevoli di quali sono le condizioni di stress ­ - quali i limiti - che ci è possibile sostenere senza consumare tutte le nostre energie.  

La vita lavorativa ci chiede di affinare la capacità che abbiamo di stare nello stress e nell’incertezza, non di azzerarli. Jon Kabat-Zinn (medico americano che ha avuto l’intuizione di tradurre l’esperienza millenaria buddista in una pratica a cui tutti possono accedere) dice che “non possiamo fermare le onde della vita, ma possiamo provare a cavalcarle”, trovando un equilibrio possibile. E per questo non c’è una ricetta, ognuno ha il proprio equilibrio possibile, a seconda di ciò che gli sta accadendo nella vita, delle energie disponibili in quel momento.

Poter fare questo in gruppo, in un’organizzazione, è molto potente, perché oltre a chi facilita, chi guida, uno degli insegnanti più importanti diventa il gruppo stesso. Le persone possono maturare degli apprendimenti perché un/a collega condivide qualcosa della propria esperienza, del suo modo di cercare e trovare il suo equilibrio possibile. 

I benefici

In sintesi, come la mindfulness può giocare un ruolo importante nella ricerca del benessere delle persone in azienda e quali benefici può trarne l’organizzazione?

"Con la mindfulness le persone si costruiscono la possibilità di uno spazio sicuro. Quello spazio in cui tutto ciò che succede può essere osservato senza attivare risposte di attacco-fuga o paralisi. Un ancoraggio che consente di darsi una possibilità di comprensione, prima che di cambiamento".

In questo contesto di grandissima incertezza (lavoro, salute, ambiente, etc.) avere la possibilità di costruire insieme anche ad altr* uno spazio di sicurezza è un ‘fondamentale’ per il benessere. E la mindfulness può essere un modo per farlo.

Proponendo percorsi di mindfulness alle persone che operano al suo interno, l’azienda trasmette concretamente che è interessata al loro benessere e che intende sostenerlo e alimentarlo.

Fondamentale diventa a questo punto la coerenza tra queste iniziative e le altre attività, progetti, richieste e iniziative che fanno parte della vita quotidiana dell’organizzazione, per evitare l’effetto boomerang, che, anziché benessere, porta frustrazione, demotivazione e scarso ingaggio.

La ricerca Gallup citata all’inizio dell’articolo parla chiaro: persone che stanno male come minimo si proteggono dietro al “dimmi cosa devo fare ed io lo faccio”. E nel 2022 poche organizzazioni possono sopravvivere a questo modo di stare in azienda, sicuramente non se guardano a un orizzonte di medio lungo periodo.

Per le aziende, oggi diventa strategico occuparsi del benessere delle persone, e la mindfulness, allenando la consapevolezza e la presenza nel momento presente, con curiosità e senza pregiudizi, aiuta a migliorare la comunicazione e il modo di relazionarsi, aumenta la capacità propositiva e creativa, potenzia la capacità di ascolto, che porta a migliorare la capacità di individuare meglio i problemi.

Essere consapevoli delle proprie abitudini, a livello individuale me anche collettivo, sapere quali di queste sono radicate nell’organizzazione, aiuta a individuare quelle che si sono nel tempo trasformate in pregiudizi e a metterle in discussione.

Queste iniziative alimentano anche grande senso di appartenenza e possono creare altresì quel linguaggio comune che porta a non sentirsi soli, a sentirsi parte di qualcosa più grande, a sentirsi capaci, a potersi fidare, e anche a riuscire a porsi in un modo diverso nei confronti dell’errore.

Sapere di poter sbagliare e poter apprendere dall’errore genera benessere nelle organizzazioni.

La mindfulness invita il gruppo a fermarsi e a riflettere, unico modo per mettere a fattor comune gli apprendimenti che i singoli individui maturano evitando che rimangano, nel migliore di casi, patrimonio personale o apprendimenti inconsapevoli.

Ci sono tanti motivi per cui le organizzazioni dovrebbero prendersi cura del benessere delle persone.

Come iniziare

Si può iniziare per passi, facendo dei piccoli esperimenti, come quello fatto in questa azienda nostra cliente con un mini percorso di mindfulness.

Poi però ci vuole una dose maggiore di coraggio.

Creare degli spazi più tutelati e poi, magari, adottare la mindfulness come pratica organizzativa. Praticandola, ad esempio, qualche minuto prima di ogni riunione, per entrare nell’incontro con presenza, lasciando andare ciò che è appena successo nella riunione precedente e non preoccupandosi di ciò che c’è da fare più tardi; aprendosi all’ascolto e attivando, così, la capacità generativa che rende la riunione un momento utile e produttivo.  

Il feedback

Tornando alla nostra azienda cliente, il mini percorso di mindfulness è stato molto apprezzato dalle persone che vi hanno partecipato.

La maggior parte dei rispondenti al questionario di feedback afferma di aver avuto dei benefici nelle aree dell’ energia, dell’equilibrio emotivo, delle relazioni lavorative.   

Il prossimo passo per l’azienda è decidere come mettere a valore questa sperimentazione, come prendersi cura della possibilità che ha mostrato di volersi dare come organizzazione e di voler dare alle proprie persone per migliorare il benessere.

Per concludere, un ringraziamento speciale a Rossella Elisio, per aver realizzato questo progetto sperimentale, per aver contribuito a questo articolo e per aver voluto mettere a disposizione di tutti noi una breve registrazione (10 minuti) di una pratica di mindfulness, che introduce un incontro con il respiro e l’attitudine di gentilezza. 

Per chi avesse piacere di saperne di più, di seguito i suoi riferimenti:


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