Riscoprire il potere delle Virtù per lo sviluppo personale può aiutarci a ri-trovare una direzione e un'energia antiche.
Attraversiamo da quasi un anno tempi incerti. La pandemia ancora in corso ci ha costrett* a fermarci, interrogarci su quale direzione stava prendendo il mondo e quale sarebbe stata la nostra direzione. Ci ha lasciato intravedere opportunità che non sempre siamo stat* in grado di cogliere o gestire. Ci ha mess* in discussione. Molt* di noi non erano pront* e si sono smarrit*, cercando di adeguarsi a nuove modalità e nuovi schemi, alcun* hanno avuto serie difficoltà di adattamento a qualcosa che sentivano profondamente lontano dal proprio essere.
In questo anno, tra i concetti più esplorati per reagire a questo impasse, sono spesso emerse parole come ‘resilienza’ e ‘antifragilità’, riconosciute come chiavi che possono permettere di mostrare un punto di vista utile a superare il senso di inadeguatezza derivato da questo tempo sospeso.
Con lo sguardo della storica dell’arte, quasi da subito si era affacciata nella mia mente un’altra immagine, che mi sembrava più adatta da richiamare in questo frangente specifico. Era l’iconografia (e il conseguente significato interpretativo) della virtù cardinale della Fortezza, nello specifico, nella rappresentazione che ne fece Sandro Botticelli nel 1470 per decorare la Loggia dei Mercanti a Firenze.
Verificando il perché di questa suggestione, mi sono resa conto che non è stato un caso: ancora una volta, il senso profondo con il quale gli antichi indicavano alcune caratteristiche individuali e civiche, emerge portando con sé capacità di osservazione e descrizione sempre attuali. Per questo motivo, mi è sembrato utile approfondire e condividere questa ricerca.
La Fortezza appartiene (assieme alla Prudenza, alla Giustizia e alla Temperanza) alle virtù cardinali, così denominate perché forniscono i cardini del nostro orientamento morale che volge verso una vita dedicata al bene.
I filosofi presocratici la definivano ‘andreia’, la virtù che comprendeva il valore delle proprie azioni e, in qualche modo, un’estensione della virilità (a ben vedere il termine ‘andreia’ e la parola per indicare l’uomo, ‘aner-andròs’ hanno la stessa radice semantica).
Platone, nel “Lachete”, la considerava tra le virtù fondamentali sia della persona che della polis. Un ulteriore arricchimento di significato viene dato da Aristotele, che fa coincidere l’andreia con il coraggio. È possibile rintracciare la virtù della Fortezza anche nelle Sacre Scritture, a indicare la forza morale che include il coraggio, la sopportazione e la pazienza.
Così, nella dottrina cristiana, la Fortezza attinge da entrambe le culture, quella classica e quella ebraica, per assicurare, di fronte alle avversità, un atteggiamento fermo e che si mostra costante e perseverante nella ricerca del Bene. Non si scoraggia di fronte ai contrattempi e arriva a superare la paura legata ad una data situazione, permettendo di prendere decisioni o agire di fronte ad una prova.
In una sorta di gerarchia tra le virtù riconosciute fondamentali per la condotta dell’uomo, la Fortezza viene citata dopo la Prudenza (che può essere interpretata in maniera meno equivoca come saggezza, la capacità di discernimento tra bene e male, tra vero e falso) e la Giustizia.
Nelle raffigurazioni più antiche è rappresentata come una donna che indossa un’armatura, simbolo del combattimento contro il male per conseguire il bene. In qualche modo, nella cultura cristiana, la Fortezza impersona l’archetipo del guerriero e del martire che sono disposti a combattere e a difendere i propri ideali fino all’estremo sacrificio. Per questo possiamo vederla ammantata con un drappo rosso, a indicare la passione e un richiamo al colore del sangue che è disposta a versare per raggiungere il suo scopo.
Ulteriori attributi sono la colonna, a significare la fermezza morale, il bastone del comando, lo scudo, impiegato per la difesa del bene e il leone, che rimanda alla figura di Ercole, percepito come sommo riferimento della virilità.
Ma è sempre stato chiaro che la rappresentazione della Fortezza, pur risultando la più confacente alle attitudini maschili, dovesse essere rappresentata come una donna, perché la caratteristica che la rendeva meritevole di assurgere a virtù era proprio dovuta a un suo esercizio della forza moderata e controllata, che superasse il mero istinto e perseguisse l’obiettivo prefissato.
Probabilmente la Fortezza, che possiamo assimilare alla forza d’animo, viene ben tratteggiata anche come determinazione, qualità che permette di gestire il bastone del comando, strumento di potere assegnato ai condottieri delle armate.
Nella raffigurazione che ne dà il Botticelli è una giovane donna che veste, sopra l’abito bianco, un’armatura finemente cesellata, a tradire la confidenza che il pittore aveva dell’arte orafa. Un lungo mantello rosso la avvolge ricadendo dalle spalle fino a panneggiarsi sulle ginocchia flesse ma non piegate, a lasciar intendere che la figura non è effettivamente seduta sul magnifico scranno marmoreo dietro di lei.
A guardarla si prova un vago senso di tensione: la testa flessa da una parte, lo sguardo attento che si dirige verso qualcosa fuori dalla rappresentazione (ora diremmo ‘fuori campo’), le mani nervose che torcono il bastone del comando. Sembra pronta ad intervenire. O a trattenersi dal farlo.
Perché è proprio qui che sta la potenza della Fortezza: avere il coraggio di muoversi verso la risoluzione della prova da affrontare, oppure di stabilire che sia più opportuno resistere dall’intervenire e aspettare tempi più propizi per agire al meglio.
E in questa doppia accezione, cogliamo come sia proprio la virtù necessaria per i/le leader: “chi è forte è sereno, sa mantenere la calma e infonderla negli altri, è magnanimo, cioè capace di pensare e agire in grande e di investire energie a favore degli altri” (come spiega bene questo articolo, che offre ulteriori approfondimenti iconografici).
Infine, vorrei offrire un ulteriore spunto di riflessione sull’importanza del recupero della virtù della Fortezza con il suggerimento di un articolo di Luigino Bruni che, in un contesto molto lontano da quello che attualmente stiamo vivendo, aveva già individuato la forza d’animo come pre-condizione che permette di far esprimente il valore delle altre virtù quando ci troviamo di fronte al persistere di situazioni difficili.