Connettere mondi interiori

condividi l'articolo su:

Come ogni anno, abbiamo voluto portare il nostro contributo di idee e suggestioni al Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso da ASVIS. Faccio un breve racconto di quanto accaduto mercoledì 10 maggio per mantenerne memoria e anche per farne sentire il profumo a chi non c'era pur desiderando esserci.

È stata una gioia potersi ritrovare in Bottega Filosofica – nella nostra sede di Roma. Eravamo un piccolo gruppo e in presenza. Due cose per noi importanti.

Le piccole dimensioni: i nostri eventi sono sempre per pochi, per consentire, in tal modo, incontri veri e conversazioni profonde.

La presenza fisica: insieme in un luogo concreto sfidando la pigrizia, le distanze romane e quella sera anche la pioggia perché, come concordavano tutte le persone presenti, abbiamo bisogno di ritrovare il calore dello stare insieme con i nostri corpi interi, di comunicare non solo con le parole e sentire fluire l’energia nello spazio condiviso.

Per noi di Bottega Filosofica il ‘check-in’ è un momento importante, fa sentire tutti inclusi creando subito connessione a un livello profondo permettendo di parlare e di sé e di conoscersi un po’ per - o attraverso – qualcosa che ci sta molto a cuore.

Abbiamo scelto di utilizzare delle carte riflessive, perché ogni partecipante, scegliendone una e raccontandola, potesse raccontare sé e ciò che di sé voleva donare alla comunità.

Poi è stato bello poter condividere con chi non li conosceva l'iniziativa e il framework degli Inner Development Goals che erano la traccia del nostro evento.

Alcuni tra i presenti erano colleghi nelle professioni della formazione e sviluppo ed è stato interessante riflettere che forse quello attuale non è più il tempo delle sole competenze e che forse questo framework può rappresentare l’evoluzione, l’allargamento a qualcosa di più grande e di più profondo delle competenze.

Qualcosa che è più vicino al ‘Senso’ e che guarda a un orizzonte più ampio di quello individuale e dell’organizzazione lavorativa di appartenenza presente o futura.

Per questo – quando parliamo di Obiettivi di Sviluppo Interiore - parliamo di qualità, capacità e competenze cognitive ed emotive, individuali e collettive. E parliamo di interiorità che immediatamente rimanda a quell'approccio sistemico in cui ogni organismo è considerato un intero con tutte le sue dimensioni, compresa quella spirituale.

Il nostro lavoro riflessivo insieme ci ha poi portato a esaminare, ciascuno per sé tutti i 23 IDGs per chiederci quali sentissimo di avere e portare nel mondo e su quali avremmo voluto fare un investimento di energia e di attenzione ulteriore.

Il confronto è stato molto ricco e generativo. Ogni persona ha avuto modo di sentire gli IDGs risuonare dentro di sé e ha arricchito la descrizione da framework con la propria interpretazione ed esperienza, facendoli diventare qualcosa di vivo e vissuto.

La nostra facilitazione mira sempre a creare un ambiente sicuro e accogliente e delle condizioni ‘morbide’ in un contesto non giudicante. Questo favorisce il coinvolgimento e l’autenticità anche tra persone che si incontrano per la prima volta.

Tra tutto ciò che è emerso una cosa ha sorpreso tutti noi, appartenenti a questa piccola comunità casuale ed estemporanea - seppur orientata.

La qualità che in maggioranza vorremmo sviluppare di più è la ‘Presenza’ che nel framework IDGs è descritta come “Capacità di essere nel qui e ora, senza giudizio e in uno stato di totale presenza”. Che ci è sembrata mancare anche, in maniera significativa, agli abitanti del nostro mondo attuale.

E allora ci siamo chiesti: cosa impedisce di essere 'presenti'?

Forse quel senso di mancanza pervasivo, che nasce dal mindset della scarsità e della competizione, coltivato con costanza ed efficacia nel nostro modello consumistico e individualistico.

Siamo molto spesso già oltre il momento presente, sempre a pensare a qualcosa di nuovo che dobbiamo raggiungere, acquisire. Non si tratta necessariamente di qualcosa di materiale, può essere anche qualcosa di immateriale, ma comunque qualcosa che manca, un gap che dobbiamo colmare per essere ‘più’.

Viceversa poi, chiedendoci a chi pensavamo di poter guardare come a una fonte di ispirazione per la sua capacità di presenza, abbiamo fatto nomi di persone, come ad esempio Satish Kumar - cofondatore e direttore dello Schumacher College e della rivista Resurgence – che, guarda caso, sono persone che vivono, testimoniano e sono impegnate a sostenere la cultura dell'abbondanza, del valore della comunità, dell’amicizia, della gioia e della pace interiore.

Il check- out è stato ricchissimo.

Abbiamo concordato sul sentire diffuso di essere a in un momento di svolta, nel mondo.

Ci sembra di intravedere – anche tra le numerosissime negatività - un grande desiderio di autenticità, di partecipazione e di comunità perché, citando Papa Francesco “nessuno si salva da solo”.

Si tratta di trovare gli strumenti, di trovare i contesti in cui condividere le buone prassi che sono riscontrabili nella quotidianità, sapendo accogliere le contraddizioni - che le magari sono solo apparenti – mantenendo l’ottimismo e dando valore al contributo individuale unico.

Laddove le persone - noi e gli altri – ci sono e sono pronte a metterci il cuore, a unire le forze, ne vale sempre la pena anche se talvolta i tempi sembrano essersi incupiti.

Citando Pierpaolo Pasolini “Ed ecco che essi ti insegnano a non splendere. E tu splendi, invece!