Attivare l'intelligenza collettiva

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In questo tempo di individualismo, senso di isolamento e impotenza, in cui sembra che le intelligenze artificiali stiano diventando le interlocutrici d'eccellenza per ogni tipo di conversazione e confronto, vale la pena di tornare a occuparci di un potere tutto umano, frutto della nostra natura di animali sociali: l'intelligenza collettiva.

Una precisazione per iniziare

Non si tratta di uno strumento di resistenza.

Non penso che dobbiamo difenderci dall'IA.

Non vedo pericoli di dominazione, salvo per chi decida di delegarle il proprio pensare.

Penso, però, che non dobbiamo perdere di vista il grande potenziale generativo che ogni persona ha e la forza moltiplicatrice dello stare insieme.

Animali sociali

L'ho già detto: siamo animali sociali.

La nostra natura ci chiede di stare insieme, di rispecchiarci negli altri per conoscerci meglio e affrontare le sfide quotidiane.

L'evoluzione tecnologica - a cominciare dall’invenzione della ruota - ci ha progressivamente consentito di provvedere autonomamente ai bisogni primari.

Ma per tutti gli altri abbiamo bisogno del gruppo, della comunità.

È un bisogno emotivo, che prescinde dalle nostre capacità e che anzi - paradossalmente - cresce al crescere delle nostre capacità.

È il bisogno di condividere e confrontarsi, la curiosità di conoscere nuove prospettive e nuove culture.

È il 'semplice' bisogno di guardarsi negli occhi e rispecchiarsi.

È la consapevolezza che, pur potendo fare benissimo da soli, insieme facciamo meglio.

L'intelligenza collettiva

Quando un gruppo di persone si confronta su una questione, mettendo a disposizione conoscenze, esperienze, idee ed emozioni, queste diventano patrimonio del gruppo.

Guardando il gruppo come un sistema vivente - fatto dei suoi membri, delle loro intelligenze e delle loro interazioni fisiche e mentali - ecco che questo organismo attiva un’intelligenza propria, frutto di queste combinazioni e scambi, un’intelligenza collettiva.

Un' intelligenza che diventa autonoma, ma che continua a beneficiare tutte le persone che contribuiscono ad alimentarla.

Un'intelligenza più potente, intuitiva e creativa perché capace di prospettive multiple.

Risolvere i problemi con il pensiero laterale

Un'intelligenza capace di trovare soluzioni originali a problemi complessi, perché in grado di attivare quello che Edward De Bono ha definito “pensiero laterale”.

Normalmente, il nostro cervello tende al pensiero lineare.

Cerca il modo più veloce e diretto di risolvere le questioni.

Sappiamo, però, che le soluzioni facili a problemi complessi non sono quasi mai le più efficaci, soprattutto nel medio - lungo periodo.

Sappiamo che un efficace problem solving ha bisogno - prima - di un ottimo problem setting.

Ha bisogno, cioè, che il problema sia esplorato da diverse prospettive, anzitutto per capire se si tratti di un 'guaio' da risolvere, di una sfida nella quale cogliere un'opportunità o di un fatto del quale si deve e si può solo prendere atto per adeguarsi di conseguenza.

Con metodo, pratica e buona volontà, il pensiero laterale si può attivare anche individualmente ma è evidente come l’intelligenza collettiva sia il terreno più fertile per attingere dalle diverse prospettive, analizzare in profondità la questione ed esplorare soluzioni alternative. Non a caso il brainstorming è una pratica di gruppo.

Cosa serve

Perché un gruppo di persone decida di condividere conoscenze, competenze, idee, emozioni, occorrono

  • senso di sicurezza. Per espormi devo essere sicura che ciò che dirò e farò non mi arrecherà alcun danno
  • fiducia reciproca e collettiva nelle intenzioni costruttive del gruppo, prima ancora che nelle capacità e competenze
  • finalità condivise. Tutti i membri del gruppo devono concordare sul perché stare e fare insieme
  • senso di responsabilità. Ogni persona deve voler portare il proprio contributo.

La facilitazione funziona

Indipendentemente dalle migliori intenzioni, le persone adulte hanno una serie di resistenze alla condivisione, legate al proprio carattere e all'educazione (es. reticenza a condividere emozioni) o a esperienze pregresse (es. condividere informazioni e conoscenze di cui altri potrebbero attribuirsi la genitorialità).

Inoltre, attivare il pensiero laterale richiede di accogliere prospettive diverse dalla propria, di sospendere i propri giudizi, di accantonare i pregiudizi, di accettare di intraprendere un percorso più lungo, anche quando la questione sembra urgente. Ancora resistenze da affrontare.

Gli strumenti della facilitazione, si rivelano particolarmente efficaci per superare queste resistenze perché

  • creano uno spazio sicuro. Compito principale di chi facilita è creare uno spazio sicuro in cui ogni persona senta di potersi esprimere a pieno senza timori
  • guardano al gruppo come un sistema e ne accompagnano le dinamiche. Soprattutto nella facilitazione sistemica, chi accompagna osserva le dinamiche del gruppo e lo aiuta a osservarle
  • hanno un obiettivo condiviso e dichiarato dall'inizio. L’obiettivo e le 'regole del gioco' sono dichiarati all'inizio per onorare le aspettative e favorire la partecipazione
  • richiedono la partecipazione di ogni membro del gruppo
  • stimolano il pensiero laterale e favoriscono l'attivazione dell'intelligenza collettiva
  • generano risultati non ottenibili individualmente
  • richiedono il coinvolgimento non solo delle capacità cognitive ma anche di quelle fisiche ed emotive (testa - cuore - mani).

Provare per credere.