Coltivare la speranza nelle organizzazioni

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Le organizzazioni si trovano continuamente a dover gestire complessità di diverso tipo e rilevanza legate - tra l'altro - a globalizzazione, oscillazioni di mercato, eventi nazionali e internazionali, cambi normativi, sfide tecnologiche, ecc.

Indipendentemente dalle dimensioni e dalla solidità economica, accade che alcune organizzazioni - e soprattutto le persone che le costituiscono - si sentano sopraffatte da queste complessità e abbiamo difficoltà ad affrontarle.

Una soluzione sembra essere rivolgersi a consulenze esterne che indichino la strada da percorrere. Nella maggior parte dei casi, quella strada è la più diretta ed efficiente percorribile.

Non sempre si rivela la più efficace perché non tiene abbastanza conto di chi quella strada deve percorrerla.

A un iniziale entusiasmo per la formula risolutiva, segue, spesso, la frustrazione di non riuscire ad adottarla nel tempo.

L'antidoto a questo rischio è coltivare la speranza.

Cosa significa, per noi

Affrontare la complessità richiede anzitutto un lavoro interno di consapevolezza e di ottimismo attivo.

Consapevolezza della sfida da affrontare, del contesto in cui si opera e delle risorse che le persone possono mettere in campo per affrontarla.

E poi la fiducia che si può ricercare - e il più delle volte trovare - la propria strada per superare la sfida. Forse non la più diretta immediata ed efficiente, ma - poiché costruita a partire da sé - sostenibile, partecipata e replicabile nel tempo.

La storia

Vi raccontiamo la storia di un'organizzazione che abbiamo supportato a uscire da quella che sembrava una crisi ed è diventata un'opportunità.

Il contesto

Si tratta di un'organizzazione che per rimanere competitiva nel proprio mercato, ha dovuto apportare velocemente importanti innovazioni tecnologiche e, per farlo, introdurre nuove figure professionali in grado di maneggiare quelle innovazioni.

Tutto ciò ha creato un iniziale smarrimento, soprattutto nelle figure senior, e grande incertezza nel management.

Processi, prassi e procedure che in passato avevano garantito la prosperità dell’azienda sembravano da cestinare; le innovazioni drastiche e repentine sembravano minacciare ruoli consolidati e non garantivano che i consistenti investimenti, economici e umani, avrebbero ripagato.

La percezione diffusa era di instabilità del presente e incertezza del futuro.

Navigare nel tempo

Per sostenere le persone in questa delicata transizione, abbiamo scelto di farle navigare nel tempo, utilizzando tre diverse metodologie.

Senza entrare nei tecnicismi, ci concentreremo sui risultati ottenuti.

Il passato - Appreciative inquiry

Ripercorrendo e condividendo esperienze del passato, ogni partecipante ha richiamato una situazione in cui ha gestito, con successo, una condizione di incertezza e identificato comportamenti replicabili.

Dalla condivisione sono emersi elementi comuni ed elementi originali ma modellabili che hanno tracciato una prima bozza di strategia.

Il futuro - Transformative Scenario Planning

Le persone si sono cimentate nell'immaginare e descrivere possibili scenari futuri, elaborandoli fino a disegnare quello desiderato e identificare cosa nello scenario attuale aveva bisogno di essere modificato - in termini relazionali e organizzativi - per realizzare il futuro scelto.

Il presente – S.C.A.M.P.E.R.

Recuperata la consapevolezza nelle proprie potenzialità e co-creata la forma del futuro che si voleva realizzare, abbiamo utilizzato questa metodologia fondata sulla provocazione per lavorare sul presente.

Le provocazioni aiutano a cambiare la prospettiva di osservazione e ad analizzare in modo differente le informazioni per generare nuove soluzioni.

Questa metodologia ha consentito di ripensare modelli, processi e procedure per orientare il presente al futuro desiderato.

I risultati ottenuti

Le persone coinvolte hanno recuperato - a tutti i livelli - fiducia nelle capacità e potenzialità proprie e del gruppo.

Ciò ha consentito loro di definire una strategia originale, fondata sulle risorse individuali e collettive interne, e perciò sostenibile e anti fragile.