Le relazioni efficaci sono quelle relazioni autentiche, rispettose e generative in cui ogni persona senta di essere in uno spazio sicuro in cui poter esprimere a pieno e senza filtri la propria personalità.
Non sono necessariamente relazioni amicali o affettive ma - appunto - efficaci, ovvero produttive di benessere, crescita e contributo per tutte le persone coinvolte.
Le relazioni che instauriamo con amicizie e partner sono (dovrebbero essere) così ma non è necessario il contrario: possiamo instaurare relazioni efficaci anche con persone verso le quali non nutriamo amicizia e affetto.
Relazioni efficaci: vantaggi
Quando una persona sente di poter esprimere liberamente la propria personalità, le proprie idee, opinioni ed emozioni, è più proattiva.
Non dovendo disperdere energie nel costruire un'immagine di sé conforme a modelli altrui, le può concentrare sul proprio contributo relazionale e - se è quello il contesto - professionale.
Nell' ambiente di lavoro capita di dover interagire con persone che non si sono scelte e con le quali - umanamente - si condivide poco o niente in termini caratteriali, o di gusti personali o di interessi extra professionali. Ma dovete lavorare insieme, portando risultati, possibilmente senza provare disagio - o peggio, fastidio - nella collaborazione.
In generale, e soprattutto, le relazioni esistono a prescindere dalla nostra volontà.
Quando siamo parte di un sistema – un’organizzazione, una comunità - entriamo automaticamente in relazione con gli altri elementi di quel sistema - le persone che ne fanno parte - che ci piaccia oppure no.
Ciò su cui possiamo decidere di intervenire è la qualità delle relazioni. Ciò che possiamo scegliere di costruire è uno spazio di condivisione che renda ogni relazione efficace, nel senso attribuito prima.
Le fondamenta di una relazione efficace
Interagiamo con le altre persone comunicando con loro.
Come ci insegna il primo dei cinque assiomi della comunicazione (Watzlawick, Bennet e Jackson, 1967) "Non si può non comunicare".
Qualunque comportamento è comunicazione; perciò, anche il silenzio è un modo di comunicare.
Il modo più diretto e immediato per comunicare è attraverso le parole, dialogando con le persone. Come indica l'etimologia della parola, il dialogo è un flusso bidirezionale. Non c'è un’emittente e un(a) ricevente; entrambi sono contemporaneamente emittente e ricevente.
Diversamente si tratta di un monologo.
Tutte le parole usate come sinonimi rendono la stessa immagine: conversare (trovarsi insieme), comunicare (mettere in comune), ecc.
Ecco, allora, che la comunicazione diventa un mezzo per conoscersi e riconoscersi, nelle proprie similitudini e diversità, nella combinazione unica di conoscenze, esperienze e valori che caratterizza ogni individuo.
Costruire lo spazio sicuro
Perché una persona sia disponibile a mostrare la propria unicità, che include le proprie vulnerabilità, deve sentirsi al sicuro.
Deve avere la tranquillità emotiva di non temere conseguenze nocive per sé se esprime idee, opinioni e stati d'animo, se condivide esperienze, timori, ambizioni e desideri.
Il modo più efficace per costruire questo spazio sicuro è l'ascolto.
Un ascolto non strumentale ma sincero, aperto, interessato alla persona oltre che a ciò che dice, che accantona pregiudizi sull'argomento e su chi lo sta trattando, rispettoso e, se possibile, empatico e generativo.
Empatico in senso cognitivo, ovvero aperto ad accogliere (non necessariamente condividere) il punto di vista dell'altra persona, anche quando è differente dal proprio.
Generativo nel senso che ciò che si ascolta si elabora (non giudica) per generare nuove idee e prospettive e arricchire il proprio punto di vista.
Non è facile, lo sappiamo
Durante una conversazione, la tentazione di 'dire la nostra’, che sia per affermare una posizione o per portare un contributo, è forte.
In teoria, la maggior parte di noi conosce il valore dell'ascolto; magari abbiamo anche imparato delle tecniche. Eppure...
Eppure, capita che al termine di lunghe, e talvolta estenuanti, conversazioni abbiamo la sensazione di non averne ottenuto niente. Magari fatichiamo persino a ricordare cosa ci siamo detti e non saremmo in grado di raccontarle.
Capita che, durante una conversazione, persone che pensavamo di conoscere bene abbiamo reazioni inaspettate, che ci destabilizzano anche nella relazione.
Capita che rimandiamo continuamente conversazioni 'difficili' per timore di rovinare una relazione, sperando che la situazione si risolva da sola; ottenendo l'effetto di logorare la relazione perché quei non detti ci restano in testa e influenzano ogni altro momento e aspetto della relazione che vorremmo salvaguardare.
Capita, è capitato, anche noi.
Conosciamo la fatica di costruire quello spazio sicuro; conosciamo la fatica di salvaguardarlo e proteggerlo, per noi e per le persone con le quali entriamo in relazione.
Non è una questione di tecnica, è una questione di intenzione, di perseveranza e di consapevolezza.
Inclusa la consapevolezza che in una conversazione - come in una relazione - bisogna essere almeno in due e condividere l'intenzione.
Il nostro contributo
Per questa ragione, nella nostra IDG academy, abbiamo previsto il percorso “Costruire relazioni efficaci”.
L'ascolto e il dialogo sono al centro di questo percorso di group coaching che ha l'obiettivo di favorire lo sviluppo del proprio modo di relazionarsi, un modo unico e autentico che risuoni con la propria unicità e sia coerente con l'ambiente in cui quelle relazioni si vogliono costruire.
Non tecniche ma strumenti per acquisire consapevolezze e abilità, moltiplicate dalla condivisione con il gruppo e sostenute dalle coach che guideranno il percorso.
Questo percorso fa per te se, nonostante le tecniche apprese e le tue migliori intenzioni, ti trovi ancora a vivere situazioni come quelle descritte prima.
Da esperte di organizzazioni - e sostenute da numerose ricerche - siamo convinte che questa sia la via per generare un reale impatto positivo per sé e per gli altri.
Non la più facile, ma la più efficace.
"Il coraggio è ciò che serve per alzarsi e parlare; ma il coraggio è anche ciò che serve per sedersi e ascoltare." (Winston Churchill)