Le imprese buone

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L’IDG che abbiamo scelto per questo mese è ‘Integrità e Autenticità’, ovvero “l’impegno e la capacità di agire con sincerità, onestà e integrità”.

Caratteristiche che ci impegniamo a incarnare ogni giorno e che ritroviamo anche in diverse aziende con le quali interagiamo, siano esse Benefit (come noi) oppure no.

Sono quelle che consideriamo le imprese buone.

Società benefit, B Corp, Buona Impresa, espressioni leggermente differenti per descrivere un modello imprenditoriale sostanzialmente uguale.

Un modello in cui l'organizzazione persegue il profitto attraverso attività (materiali e immateriali) che generano anche impatti positivi per persone, comunità, territori, ambiente, in una parola per il Mondo.

Un po' più che sostenibili

​Queste organizzazioni - che chiameremo sinteticamente B - si ispirano ai principi della sostenibilità ambientale, sociale, umana ed economica, e fanno un passo in più.

Non si limitano a non danneggiare: si impegnano a generare ricadute positive dentro e fuori di sé.

E si impegnano a promuovere la diffusione esponenziale di queste ricadute attraverso le proprie ‘catene del valore', le partnership e le azioni di sensibilizzazione.

Sono attiviste della sostenibilità.

Come?

Adottando comportamenti comuni, che le rendono immediatamente riconoscibili.



Sono trasparenti e autentiche


Che siano o meno tenute alla Relazione d'Impatto, in quanto benefit, o ad altre forme di rendicontazione non finanziaria, per dimensioni o attività, si raccontano senza filtri, nei successi come nelle difficoltà, nelle ambizioni realizzate come nelle sfide rinviate o rinunciate.

Chiunque può ‘guardare dentro’ l'azienda e verificare la coerenza tra ciò che dichiara e ciò che realmente è e fa.

In un'epoca di fake e -washing, queste organizzazioni scelgono l'autenticità perché il loro agire si fonda su un profondo credo nel valore generato dal proprio agire e nell'etica.

Sono interdipendenti


Generalmente, fanno parte di più associazioni nazionali e internazionali che si caratterizzano per la condivisione di esperienze, buone pratiche, conoscenze, competenze, opportu­nità.

Coltivano partnership paritarie nel desiderio di offrire al mercato il miglior prodotto o servizio possibile, grazie al contributo di ogni partner.

Competono sul mercato e - come abbiamo già detto - perseguono il profitto, ma lo fanno in una logica di coopetizione, fondata sul principio dell'abbondanza.

Sul principio, cioè, che può esserci spazio per più soggetti e che unendo le forze ci si possa aprire a maggiori opportunità e generare maggiore impatto.​

Perseguono l'equilibrio (dinamico)


Le imprese buone sono consapevoli che:


  • l'azienda ha una responsabilità verso la collettività oltre che verso la proprietà e la clientela
  • queste tre responsabilità le richiedono di prestare attenzione a persone, prodotto e profitto, cercando di tenere in equilibrio tra loro questi tre elementi.


Un equilibrio che non può che essere dinamico, consapevoli che a volte gli interessi saranno non pienamente allineati e perfino confliggenti.


Questo equilibrio è possibile grazie a diversi fattori, tra cui:


  • una visione sistemicaolistica potremmo dire - di sé al proprio interno e nell'interazione con l'esterno, che tiene conto del singolo elemento o soggetto e del tutto, che impara dal passato e guarda al futuro agendo e vivendo nel presente, che si riconosce come un organismo vivente in cui l'intero non è la semplice somma delle parti ma il risultato dell'interazione delle parti tra loro e con l'intero stesso.
  • una cultura organizzativa fondata sui valori, la condivisione, l'inclusione, il senso di responsabilità individuale e collettivo.

​Buone a prescindere


Le organizzazioni fin qui descritte, spesso sono società benefit, perché quando vengono a conoscenza di tale modello giuridico, ci si riconoscono immediatamente.


Ma sarebbe un errore pensare di limitarne il novero alle società benefit o a quelle certificate B Corp.

Ce ne sono molte che agiscono con integrità e autenticità pur non avendo (ancora) deciso di formalizzare la propria scelta valoriale.

E del resto non è una forma giuridica o un certificato a determinare i comportamenti.


Le imprese buone agiscono spinte dai propri valori e lo fanno ogni giorno, anche quando è difficile, anche quando fattori esogeni (economici, ambientali, sociali) sembrano vanificare gli sforzi.


Le imprese buone agiscono in coerenza con i propri valori anche quando non sono viste, anche quando non devono rendicontare le proprie azioni, anche quando quell'agire e i suoi risultati non hanno bisogno di essere certificati da autorità esterne.


Le imprese buone si impegnano a generare impatti – umani, sociali e ambientali - positivi mentre perseguono un profitto che “si qualifica perché scaturisce da una superiore capacità di servire i bisogni del cliente e alimenta una superiore capacità di soddisfare le attese degli interlocutori sociali, la quale, a sua volta, produce fiducia, dedizione, coesione, spinta motivazionale, elementi tutti essenziali a una superiore performance competitiva " (Vittorio Coda, Etica ed Economia, Riflessioni dal versante dell'impresa, Il Sole 24ore)