Nelle scorse settimane abbiamo partecipato alla presentazione dei risultati di due interessanti ricerche sulle Società Benefit.
Ci fa piacere condividerne i contenuti per contribuire a diffondere la conoscenza di questo modo di fare impresa nel quale ci riconosciamo pienamente e che pensiamo sia il futuro delle aziende italiane ed europee.
Come sappiamo la società benefit è una società che persegue lo scopo di lucro creando al tempo stesso un beneficio che si ripercuote anche su altre categorie di soggetti, come lavoratrici e lavoratori, fornitori, clienti, ambiente e società. Ciò spesso genera, parallelamente, all’impresa anche maggiore redditività.
In Italia la legge finanziaria 2016 ha introdotto la qualifica giuridica di Società Benefit per le imprese: una previsione normativa unica a livello europeo che legittima e attribuisce valore a un modo di fare impresa non focalizzato solo sulla dimensione economica.
“L’Identità delle Società Benefit: beneficio comune e valutazione d’Impatto”
Si tratta della prima ricerca qualitativa in Italia sul fenomeno Società benefit ed è stata curata da Goodpoint srl SB.
Nel nostro Paese, al momento, le Società Benefit sono 2626 (tra queste aziende come Eni Plenitude, Danone, Eolo, Illy, Alessi, Sammontana, ecc.).
Goodpoint ha rilevato che, pur essendo il fenomeno in crescita costante, manca ancora letteratura sul sistema: mancano dati e informazioni che possano generare un confronto, manca un framework preciso su cui fare affidamento, per poter mettere a sistema quello che si è imparato in questi anni e capire come progredire e fare meglio.
Per questa ragione Goodpoint ha dato vita alla sua ricerca, sulla base della propria esperienza di società benefit - che ha sperimentato su di sé le domande e le scelte che le SB affrontano - e su quella dei suoi clienti, essendo impegnata da anni al fianco delle aziende per aiutarle a mettere a fuoco il loro impatto sociale e nel percorso per acquisire la qualifica di Società Benefit.
Si è posta quindi alcuni obiettivi:
- tentare un'analisi ragionata del fenomeno complessivo delle Società Benefit oggi: caratteristiche, punti di miglioramento e elementi di forza da consolidare.
- indagare la varietà di approcci alla Società Benefit e trasmettere la molteplicità di interpretazioni e scelte possibili.
- raccontare la peculiarità delle sfide per i diversi profili di Società Benefit e facilitare la definizione di percorsi personalizzati a seconda delle ambizioni e delle caratteristiche dell'azienda.
- offrire alle Società Benefit l’opportunità di vedere l'intero percorso con maggiore consapevolezza e coerenza: dalla definizione delle finalità di beneficio comune ai cambiamenti necessari nell'organizzazione, alle iniziative di impatto, alla rendicontazione.
- permettere ad altre aziende di avvicinarsi al senso della Società Benefit e intraprendere questo percorso con maggiore facilità sfruttando le esperienze delle aziende che già hanno fatto questa scelta.
- contribuire all'evoluzione del concetto stesso di Società Benefit e offrire spunti per il progredire della normativa.
La ricerca, quindi, si è incentrata su due focus: da un lato ha analizzato 579 finalità di beneficio comune, su un campione rappresentativo in termini di dimensioni delle organizzazioni italiane; dall’altro ha messo in luce le modalità di valutazione e rendicontazione dell'impatto, analizzando 105 relazioni di impatto.
Highlights della ricerca
I 5 profili delle società benefit
Dalla mappatura e suddivisione in cluster delle finalità di beneficio comune, sono stati delineati 5 profili per le Società Benefit che Goodpoint definisce così:
- Committed to sustainability: sono imprese che rendono vincolante e strategico l’impegno per la Sostenibilità per ridurre gli impatti negativi e massimizzare gli impatti positivi
- Change Maker: quelle aziende che intendono risolvere in ottica sostenibile un problema di sostenibilità legato al core business o alla industry
- Impact driven: l'esistenza di queste aziende è vincolata a una missione molto specifica, in risposta a un problema sociale o ambientale
- Business with purpose: l’impresa è concepita come strumento per creare valore condiviso attraverso il suo core business.
- Impact Booster: il Beneficio Comune di queste aziende sta nell’amplificazione dell’impatto positivo (o riduzione di quello negativo) di altre imprese
Dalla ricerca emerge che:
- circa 1/3 delle aziende analizzate vivono il loro essere Società Benefit con un approccio ampio alla sostenibilità (38% Committed to sustainability)
- circa 1/3 di aziende integrano la loro ricerca di creazione di valore nel business (33% Business with purpose)
- circa 1/3 delle aziende legano in modo più saldo la loro creazione di valore al concetto di impatto, alcuni per perseguire una missione precisa di creazione di valore (9% Impact driven), alcune per risolvere problemi legati al business o alla industry (8% Change maker) e altri che vogliono generare impatto facilitando le altre realtà a farlo (12% Impact booster).
Osservando i dati emergono alcune considerazioni:
La Società Benefit è un contenitore inclusivo. Non esiste un solo modo di intendere il Beneficio Comune: fare dell’impatto uno scopo è riconosciuto come identitario dalle Società Benefit ed è ciò che accomuna tutte le società analizzate, ciò che le differenzia è come interpretano il concetto di impatto e come operano per realizzarlo.
La Società Benefit è (potenzialmente) per tutti. Non si tratta di pochi eroi che si sono dati la missione di salvare il mondo, ma di imprese di qualsiasi settore e dimensione che scelgono di fare impresa per generare valore condiviso.
Dall’analisi delle Relazioni di Impatto sono emersi alcuni aspetti interessanti legati, crediamo, al fatto che il modello è attrattivo ma la storia e l’esperienza sono ancora brevi.
Solo il 36% delle Società Benefit utilizza le Finalità di Beneficio Comune, ad esempio, come chiave di lettura delle attività svolte e dell’impatto generato nell’anno mentre oltre la metà si limita a rendicontare quanto realizzato, non l’impatto generato. In pochi, inoltre, coinvolgono gli stakeholder nella valutazione.
La ricerca è stata presentata a Milano il 9 maggio scorso ed è stata così commentata da Nicoletta Alessi, presidente di GoodPoint: “La nostra speranza per questa ricerca nata anche e soprattutto dalla nostra esperienza, è che possa essere di aiuto al ‘mondo’ Società Benefit e lo porti a crescere, migliorare e creare una opportunità per dare una ‘casa’ a tutte quelle imprese che non si riconoscono nel puro scopo di lucro.
Le aziende, infatti, vivono un contesto complicato quando si parla di sostenibilità, impatto, responsabilità e fare ordine diventa una necessità.
La nostra ricerca può essere utile tanto per chi vuole intraprendere questo percorso dall'inizio offrendo spunti e semplificazioni, quanto per chi già ha fatto la trasformazione in Società Benefit e vuole capire meglio la direzione da prendere con la consapevolezza di non essere soli in questo percorso, ma di avere tante altre realtà con cui confrontarsi e condividere la strada”.
“Relazione d'impatto: obblighi di trasparenza e opportunità di comunicazione”
Pochi giorni dopo la presentazione della ricerca appena illustrata, ne è stata presentata una seconda svolta dagli studenti del corso di Corporate Governance e Scenari di settore delle Imprese nell’ambito del Corso di Laurea Magistrale in Economia Aziendale dell’Università di RomaTre guidati dalla Professoressa Giorgia Mattei e dall’Assegnista di Ricerca Valentina Santolamazza.
Obiettivo della ricerca, che è stata presentata a Roma il 22 maggio, è stato quello di mettere in luce le aree di miglioramento legate alla Relazione d’Impatto.
Per farlo, sono state considerate 415 aziende, società benefit da più di un anno e in buona vita.
Purtroppo la maggior parte di queste aziende non ha pubblicato la propria Relazione d’Impatto (ca. 63%) e chi lo ha fatto talvolta non lo ha messo in evidenza sul proprio sito web in una modalità accessibile e a vantaggio di tutti i propri stakeholder come la legge sulle Società Benefit richiede.
A valle dell’analisi condotta, gli studenti hanno formulato alcune ‘raccomandazioni’ per migliorare la situazione. Indicazioni preziose perché frutto dell'osservazione con uno sguardo esterno e, pertanto, meno facilmente condizionato da pregiudizi, positivi o negativi che essi siano.
A loro parere, la Relazione d’Impatto dovrebbe essere non solo resa pubblica attraverso il sito ma facilmente accessibile a chiunque sia interessato ad avere informazioni su una determinata Società̀ Benefit.
Per questo, affinché le relazioni siano facilmente consultabili, sarebbe opportuno pubblicarle in una sezione del sito internet delle società che sia facile rintracciare anche in maniera intuitiva.
E’ sembrato utile, a tal proposito, ciò che fanno alcune società che dedicano una specifica area del proprio sito alla Società Benefit e in questa raccolgono tutte le informazioni e i documenti ad essa relativi.
Nel merito dei contenuti delle Relazioni d’Impatto, poi, suggeriscono maggiore chiarezza e profondità.
Anche dall’analisi svolta in questa seconda ricerca, infatti, è emerso che le relazioni sono, in taluni casi, un mero elenco di attività svolte durante l’anno.
Raramente, inoltre vengono messi in relazione gli obiettivi fissati l’anno precedente con i risultati raggiunti e anche sulla presenza e qualità degli indicatori quali-quantitativi di valutazione dell’impatto i margini di miglioramento sembrano essere decisamente alti.
Nell’evento di presentazione, hanno commentato la ricerca tre Società Benefit e B Corp – Operari SB, Mediatyche SB, e la nostra Bottega Filosofica SB, tutte società di consulenza che oltre a vivere in prima persona il proprio essere società Benefit – associate Assobenefit – offrono i loro diversi e complementari servizi alle imprese già benefit o che desiderano diventarlo.
A completare il panel, Massimiliano Pontillo, Responsabile Relazioni Istituzionali di Assobenefit e a facilitare la conversazione Marco Fratoddi, direttore editoriale della rivista Sapereambiente.
L’insieme dei commenti è stato particolarmente interessante giacché ciascuna delle figure presenti ha espresso un punto vista diverso e complementare alla base dell’essere Benefit e del proprio modo di incarnarne i principi.
Alessandra Barlini, amministratrice di Operari Società Benefit, si è soffermata sui risultati emersi dall’analisi dei contenuti delle relazioni d’impatto e ha commentato: “Penso sia necessario andare oltre il racconto delle azioni e delle attività svolte nell’anno, la relazione d’impatto è infatti un racconto di obiettivi, delle azioni poste in essere per raggiungerli e dei risultati conseguiti o dei motivi del mancato raggiungimento. Ciò, a sua volta, attiva per l’anno successivo un circolo virtuoso di nuovi obiettivi – azioni- risultati: non c’è impatto senza obiettivi e misurazione; altrimenti ci sono solo belle azioni dove ti fotografi dalla parte giusta del viso e con la luce migliore”.
Elena Rabaglio, Co-Founder di Mediatyche Società Benefit, ha parlato come esperta di comunicazione in ambito sostenibilità: “Quando si parla di sostenibilità, la comunicazione diventa cruciale perché contribuisce a diffondere la cultura dell’azienda sia all’interno che all’esterno, aumentando o meno il coinvolgimento degli stakeholder. Inoltre una scelta comunicativa piuttosto che un’altra ha un impatto sulla reputazione aziendale e, quindi, sul vantaggio competitivo del brand stesso. Penso che la figura del comunicatore debba essere contemplata sempre all’interno di un Comitato Sostenibilità. Non è un caso che il 44% delle imprese intervistate all’interno del nostro Osservatorio Comunicazione & Sostenibilità 2021 non sia soddisfatto di come è gestita la comunicazione delle proprie performance economiche, ambientali e sociali”.
Per noi di Bottega Filosofica Società Benefit, Myriam Ines Giangiacomo, ha invitato a “guardare alla Relazione di Impatto come l’occasione migliore per una società benefit di mostrare la propria ‘anima’ e di costruire, intorno a una visione, coesione con di tutti gli attori del suo ecosistema, stakeholder interni ed esterni. Coerenza nell’attuazione dei propri obiettivi di beneficio comune e trasparenza nel narrarsi danno, così, sostanza alla scelta di essere una ‘buona impresa’. Un’impresa che si pone e riconosce come attrice sociale primaria capace di tenere in equilibrio dinamico gli interessi di tutti e di generare valore di lungo periodo per l’intero sistema e non solo per sé.”.
Infine Massimiliano Pontillo ha ricordato come “La legge istitutiva delle Società Benefit in Italia ha voluto innovare il concetto stesso di impresa, impegnando statutariamente la governance a perseguire non solo il 'tradizionale' obiettivo del profitto ma anche quello del beneficio comune; in una gestione più allargata e responsabile che, oltre a misurare il valore economico prodotto, valuti l’impatto virtuoso operato sul territorio, gli stakeholder e l’ambiente. Con questo assetto, l'obbligatoria relazione di impatto annuale diventa uno strumento per rendicontare ma anche per comunicare in maniera trasparente la propria identità ed essenza, non puntando solo e tanto a mostrare le performance ottenute, quanto piuttosto a dare espressione al modo in cui autenticamente è concepita e perseguita la sostenibilità. In questo scenario le SB possono trovare in Assobenefit uno spazio di rappresentanza, indirizzo, incontro, condivisione, ricerca, ma anche di crescita di un business migliore per il Pianeta”.
Per concludere
Il numero delle Società Benefit cresce costantemente e lentamente si chiariscono le idee su cosa sono, quali impegni comportano e come assolvere non solo in una logica di compliance con la normative, a tali impegni.
A noi di Bottega Filosofica stanno a cuore due aspetti in particolare:
- cosa c’è prima dell’atto formale di diventare Società Benefit ovvero quali siano le motivazioni profonde di una tale scelta, quanto queste siano radicate e condivise da tutti I principali stakeholder dell’impresa, con quale ‘passo’ ci si pone in cammino
- cosa c’è tra l’essere diventati benefit e la Relazione d’Impatto, come vive il suo quotidiano una Società Benefit, come sono i suoi processi, in cosa sono diversi, come ne parlano ì suoi stakeholder e in particolare lavoratrici e lavoratori, fornitori, clienti, come partecipano alle sue scelte, di cosa sono orgogliosi.
Insomma ci sembrano punti cruciali come sviluppare e sostenere:
- una diffusa cultura dell’essere benefit
- la capacità di essere e mantenersi una ‘learning organization’.
Riteniamo che quest'ultimo punto sia massimamente importante affinché l'impresa mantenga la sua vitalità nel lungo periodo continuando a dare il suo contributo di valore all’interno dell’ecosistema cui appartiene.