Riflessioni sparse dal B for Good Leaders Summit

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B for Good Leaders Summit, ovvero in più di 600 leader, fondatori, proprietari, membri dei Consigli di Amministrazione, dirigenti C-Suite e investitori di imprese grandi e piccole di tutti i settori  ci siamo riuniti a Roma, da tutto il mondo, nelle scorse settimane per condividere progetti, iniziative e innovazioni. Per creare opportunità di business e partnership che promuovano l'economia rigenerativa di cui abbiamo bisogno, per “fare insieme quello che non si può fare da soli” come ha detto nella sessione di apertura Leen Zevengerben che, con Marcello Palazzi, ha ideato e condotto l’evento. 

Molte donne e anche ragazze e ragazzi da tanti Paesi diversi, in platea e come volontari, sul palco meno di quell* che avrebbero potuto esserci. 

Rallentata da una breve malattia, solo ora trovo il tempo e le energie di mettere in ordine pensieri e appunti e condividere alcuni elementi che mi hanno colpito, alcuni insights, alcuni pensieri conseguenti.

Il  presupposto, intanto, su cui è stato costruito il Summit: possiamo ritrovarlo nella consapevolezza che, finalmente, l’espressione ‘Business for good’ sta uscendo dalla ristretta cerchia costituita da poche migliaia di visionari e sta diventando quasi uno slogan per le imprese del futuro.

È ormai evidente, infatti,  che loro – le imprese - possono e devono cambiare e, con la loro forza, cambiare le economie facendole diventare rigenerative.

Sta alle imprese, allora, prendere l’iniziativa. Qualcuno dei presenti (non ricordo chi, purtroppo) ha ricordato che la parola ‘company’ viene dal tardo latino ‘companion’ (com (cum) +‎ pānis) “quindi fare impresa non è fare profitti ma dividere il bene (il pane)”.

I leader aziendali presenti al Summit sono tra quelli che hanno capito che possono essere gli agenti principali del cambiamento.

Possiamo operare insieme per ricostruire il nostro sistema economico in crisi.

Incontrarci, conoscerci, costruire fiducia reciproca, ritrovarsi a condividere visioni ed emozioni, valori e intenti è qualcosa in grado di generare una enorme energia  che può - davvero - accelerare la transizione verso un'economia rigenerativa che crei più valore sociale e ambientale di quanto ne estragga.

È il momento di passare ai fatti e creare, insieme, il maggior impatto globale possibile dando corpo a quella ‘radicale interdipendenza’ che figurava su uno degli sfondi del Summit.

È stato compiuto un primo passo, dal Summit siamo usciti con una Dichiarazione di Leadership condivisa – che abbiamo sottoscritto tutti - che può costituire una buona base per le azioni collaborative da intraprendere.

Il Movimento "Business for Good" è composto da B Corp certificate e aspiranti, Societá Benefit in Italia, Entreprise-a-Mission in Francia, Benefit Corporations negli Stati Uniti, Empresas B in Sud America, ecc. Complessivamente, si tratta di 25.000-30.000 rappresentanti di una nuova classe imprenditoriale che sta cercando di costruire l'economia di cui il mondo ha bisogno.

Al Summit la passione di tutt* si sentiva e mi è sembrata anche genuina: l'energia delle persone partecipanti era percepibile e l’entusiasmo alle stelle, abbiamo ascoltato e detto che possiamo cambiare, lo hanno detto anche le/gli economist* presenti e questo mi dà un senso di concretezza e una certa fiducia.

Una di loro ha detto: “Tutto quello di cui parliamo è una invenzione umana, niente è dato, per questo sono tutte cose che possono essere cambiate. Anche l’economia è stata creata dalle persone, quindi dalle persone può essere ri-creata.

 Si può fare, si deve fare, vogliamo farlo. “Le risorse del Pianeta sono finite, la passione e l’energia delle persone sono infinite”, ha detto Emmanuel Faber, già amministratore delegato di Danone.

Ma tutta questa mobilitazione deve portare ad azioni trasformative concrete e di reale e vasto impatto, altrimenti può diventare un boomerang, una delusione. Sarebbe un vero delitto spegnere l’interesse e l’energia dei  giovani presenti e non saperli alimentare in molti altri giovani!

Si è parlato molto di aziende che hanno riallineato i loro valori, il loro purpose e la loro missione ma questo è ancora branding, non è ‘attivismo radicale’. Perché lo diventi  deve essere rapidamente integrato con l'azione.

Come ha detto Hunter Lovers – attivista e membro del Club di Roma – “Abbiamo tutto ciò che ci serve a portata di mano, dalla tecnologia a rigorose ricerche scientifiche, dobbiamo solo cominciare a usarle”.

Nonostante questo, penso che, se un cinico o un conservatore del genere ‘sei un'illusa, le cose stanno così e non ci possiamo fare niente’ avesse la possibilità di trascorrere del tempo accanto a molte delle persone presenti, cambierebbe idea.

E il presidente di Assobenefit, Mauro Del Barba, intervenuto nel panel della prima giornata, ha sottolineato: "Abbiamo il dovere di trasmettere ai nostri figli i valori e il benessere che abbiamo conosciuto per tutta la nostra vita: serve una coalizione mondiale di B for good leaders e una massiccia diffusione delle società benefit. L’Italia che ospita questo primo importante meeting si faccia immediato propulsore di questo movimento".  

La mia sintesi

Sono felice di aver potuto riscontrare che alcune consapevolezze, sulle quali noi di Bottega Filosofica insistiamo da anni, ormai sono radicate nel movimento.  Le sintetizzo di seguito.

Il cambiamento deve essere sistemico

È necessario un cambiamento sistemico che non può essere affrontato da soli: richiede l’attivazione di tutte le componenti del sistema più ampio e quindi collaborazione non solo tra imprese ma con altri attori sociali e con le istituzioni. Dobbiamo sostenere e spingere politiche di cambiamento sagge e incisive.

Bisogna però considerare con onestà l'attivismo aziendale – di cui tutt* abbiamo parlato e al quale sono state dedicate due sessioni di approfondimento -  e chiedersi "Come può l'impresa essere uno strumento per l'attivismo e non l'attivismo uno strumento per l'impresa?".

Abbiamo bisogno di un nuovo sistema: un nuovo modo di pensare, una nuova economia, un nuovo modo di capire noi stessi, di relazionarci e di interagire con la Natura, di sentirci parte della Natura.

E dobbiamo cambiare la nostra mentalità che ha come presupposto la scarsità e guarda in maniera ‘estrattiva’ alle risorse della natura e degli esseri umani. Una mentalità spesso focalizzata solo sui benefici e sul piacere immediato.

È necessario adottare un approccio olistico - mente, cuore, corpo e spirito - con una visione transgenerazionale, rigenerativa, inclusiva che riconosce come presupposto l’abbondanza.

Trasformare i processi e far evolvere i sistemi richiede una trasformazione personale, questi cambiamenti devono essere guidati con autenticità e collegandosi al senso della nostra esistenza perché il cambiamento non si fa né ‘dall’alto’ né ‘dal  basso’, si fa ‘da dentro’.

Le persone sono al centro

Le imprese non sono fatte di prodotti o servizi, ma di persone. Bisogna mettere davvero le persone al centro della strategia. I consigli di amministrazione devono mettere la sostenibilità e le persone al centro delle discussioni e portare competenze e conoscenze reali.

Passare dall'azione estrattiva alla mentalità rigenerativa richiede comprendere profondamente che la sostenibilità non è sufficiente, è solo un passo.

Anche l’economia circolare non è sufficiente.

Il pensiero e la visione sistemici devono aiutarci a ripensare i nostri modelli di business.

Dobbiamo sfruttare la nostra posizione per promuovere e accelerare questo cambiamento: investimenti, innovazione, scienza, comunità e tecnologia sono elementi che ci permetteranno di catalizzare la trasformazione. Ma dobbiamo ricordare che sono strumenti, non soluzioni. La soluzione sono le persone.

La questione del potere

Il potere è importante: bisogna guadagnarlo, esercitarlo e agire in modo responsabile se vogliamo superare lo status quo.

Ma anche la compassione: un movimento come quello B deve saper essere inclusivo per natura, accogliendo una maggiore diversità e tutti coloro che, con onestà, stanno cercando di fare il primo passo in questa direzione.

Ognuno parte da dove è e un cammino autentico ha il suo ritmo. Sentirsi i più bravi e compiacersi di questo ci farebbe presto diventare un movimento elitario, non nel senso migliore del termine.

Di contro, credo, dovremmo rappresentare una piattaforma, un acceleratore, per chi vuole salire a bordo e imparare a imparare 'tutt* da tutt*'.

Potere è anche gioia. La gioia data dal piacere di stare insieme, di godere anche di un aperitivo o di una buona cena con colleghi di altri Paesi. La dimensione conviviale e la gioia dell’incontro autentico sono un carburante formidabile per il cambiamento che vogliamo promuovere e questo cammino “Deve essere divertente”  - ha detto Sandrine Dixson-Dlecléve, presidente del Club di Roma - “Questa è una maratona, non uno sprint, e abbiamo bisogno dell'energia reciproca per mantenerci al top del nostro gioco.

E poi c’è potere dell'umiltà, come ci ha ricordato il Maestro Satish Kumar  al quale io sono immensamente grata per tutto ciò che ho vissuto e appreso nel suo Schumacher College e che mi ha cambiato la vita. Mi ha fatto piacere riconoscerglielo, rincontrandolo dopo più di dieci anni.

A lui avremmo dovuto dedicare molto di più dei pochi minuti che erano rimasti nel suo panel (è intervenuto per ultimo, purtroppo). Le sue parole, infatti, sono sempre di grandissima ispirazione e in loro si percepisce che sono autentiche, autorevoli e semplici, vissute in prima persona tutti i giorni da una vita e non slogan di un momento.

Satish ha avuto comunque il tempo di dirci che perché il cambiamento avvenga dobbiamo "passare dall'ego all'eco" e che "la leadership ha bisogno di un coraggio libero dall'ego”, dobbiamo mettere da parte l'ego, la paura e il bisogno di controllo e invece imparare a chiedere, ascoltare e rispondere.

Abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla sfida, basato su un cambiamento nella coscienza della leadership, che si allontani dalla necessità di capire e gestire tutto, per entrare in un'era di apprendimento attraverso l’agire.

Provare, fallire, imparare, ripetere. “Date ai vostri team ed ecosistemi la possibilità di fare lo stesso, più si è esperti, meno si sa. Se seguite le regole attuali non cambierete nulla" perché le regole che conosciamo non sono più adatte allo scopo.

Se vogliamo risolvere le enormi sfide che abbiamo di fronte, dobbiamo andare oltre il nostro ego e abbracciare un approccio ‘eco’,  superare l'illusione di essere entità separate e dare attenzione e valore alle connessioni  sia con gli altri che con la Natura.

Come mi capita di sottolineare spesso, l’interdipendenza in sé non è una scelta, è un fatto. La scelta è riconoscerlo, tenerne conto e comportarsi di conseguenza.

Domandare e domandarsi

Se si crede profondamente in qualcosa e si vuole agire per la trasformazione bisogna porsi onestamente molte domande, mettere in discussione l’ovvio e anche i successi.

Bisogna avere coraggio di guardare la realtà per quella che è ma insieme il coraggio di agire per la sua trasformazione.

Potremmo adattare al nostro movimento quello che scriveva Antonio Gramsci.

Pessimismo dell'intelligenza, ottimismo della volontà, deve essere la parola d'ordine di ogni comunista consapevole degli sforzi e dei sacrifici che sono domandati a chi volontariamente si è assunto un posto di militante nelle file della classe operaia”.

Se si sostituiscono i soggetti questa fase si attaglia perfettamente al movimento B impegnato a co-creare un mondo più inclusivo, giusto, sostenibile e rigenerativo

Misurare

Misurare è quello che fa la differenza tra l’impegno autentico e il green washing.

Dobbiamo definire gli scopi rigenerativi, quelli per noi stessi e quelli per le nostre aziende. E poi misurare in modo efficace.

Tutti gli esseri viventi sul pianeta e la loro prosperità devono essere inclusi nelle metriche di tutte le organizzazioni.

La questione della leadership

Siamo in una crisi economica, sociale, ambientale, geopolitica  e di fiducia. Abbiamo bisogno di una visione sistemica e rigenerativa, facilitata da una leadership rigenerativa che ripensi la propria definizione di successo e porti un valore netto positivo.

Bisogna che ciascuno, di fronte a qualsiasi decisione, impari a chiedersi se quella decisione che sta prendendo è buona per le persone ma anche per la Natura.

È una pratica che ho adottato da qualche anno, facendo mio il criterio usato da un amico.

Prima di fare una cosa o prendere una decisione di una certa importanza mi chiedo sempre “È buono per me?” e “È buona per il Mondo”. Se è buona solo per me, non basta. Se è buona solo per il Mondo ne vanno attentamente valutate le conseguenze per me. Se è buona per me e buona per il Mondo, è senz’altro la decisione da prendere.

Come leader, tutt* dobbiamo impegnarci per consentire alla leadership femminile di prosperare affinché si crei questo nuovo ordine mondiale per il quale 'siamo tutti in missione'.

Inoltre, dobbiamo sempre chiederci come coinvolgere le persone giovani e giovanissime in un modo profondo in cui possano trovare significato e dobbiamo sempre includere le nuove generazioni nelle nostre decisioni.

E anche guardare alla tutela delle generazioni future. Come ci ricordava orgogliosamente il ministro Giovannini, di recente  questo è stato inserito nella nostra Costituzione e, se non sbaglio, come prima nel mondo.

L’art. 9, infatti, ora recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”

E un’ultima cosa: è necessario un linguaggio diverso per prendere decisioni diverse, noi pensiamo come parliamo. Bisogna avere anche una nuova attenzione al linguaggio se vogliamo cambiare le mentalità.

Alcune citazioni dal B for Good leaders Summit

Nei due giorni dell’incontro mi sono appuntata alcune altre citazioni che mi sono piaciute e che ho trovato d’ispirazione.  Mi fa piacere condividerle.

"Non ci sono leader, ma momenti di leadership in cui a tutti viene data la possibilità di agire per il bene comune e per la natura" - Emmanuel Faber, presidente dell'International Sustainability Standards Board

"Non assumiamo persone per fare biscotti. Facciamo brownies per assumere persone" - Joseph Kenner, Presidente e CEO di Greyston (questo mi aveva già colpito a un European B Corp Summit, qualche anno fa)

Il PIL è stato creato per dimostrare che il capitalismo è migliore del comunismo. La contabilità finanziaria deve essere ridefinita" - Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili 

"Quella che stiamo vivendo è una crisi di avidità" e “I valori uniscono le credenze dividono e ci dividono dalla nostra umanità,dal nostro pianeta, dal nostro cuore, dai nostri sistemi” “La paura non muove le persone” – “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità” (antico proverbio russo o cinese) “L’economia rigenerativa richiede coraggio” - Paul Polman, presidente del Global Compact

E infine una poesia di Rumi, poeta medioevale “Ieri ero intelligente e volevo cambiare il mondo, oggi sono saggio e so che posso cambiare solo me stesso”.

Un monito per tutt* noi attivist*.