Capacità di comunicazione, in concreto di cosa parliamo?

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L’Inner Development Goal che prendiamo in considerazione questo mese è Capacità di comunicazione, che il Framework IDG declina come la “Capacità di ascoltare realmente gli altri, di promuovere un dialogo autentico, di difendere abilmente le proprie opinioni, di gestire i conflitti in modo costruttivo e di adattare la comunicazione a gruppi diversi”.

Su un tema affrontato così spesso – quanti corsi sulla comunicazione efficace possiamo contare, negli ultimi cinquant’anni? – si fa fatica a dire qualcosa di nuovo che valga la pena di essere letto e che porti almeno un elemento di riflessione non  scontato.

Ma proprio il fatto di averne parlato così tanto potrebbe paradossalmente costituire un'insidia: quella di non ascoltare più, veramente, pensando di saperne ormai abbastanza.

E', infatti, tra le pieghe di quello che pensiamo di sapere che talvolta si nascondono gli stimoli a maggior impatto potenziale.

Vi invito, quindi, a leggere quello che segue impegnandovi ad ascoltarlo, veramente, per farvi interrogare dal testo rispetto ai vostri comportamenti e automatismi quotidiani.

Non temo, allora, di ripartire da “Pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson, pubblicato nel 1967 dalla Scuola di Palo Alto, un'opera fondamentale nello studio della comunicazione interpersonale nella quale, per la prima volta, la logica, la cibernetica, la teoria dei giochi, la teoria dell’informazione e le allora recenti scoperte della filosofia della scienza, vengono utilizzate per guardare con occhi nuovi alla malattia psichica e alla psicoterapia.

Dalla quarta di copertina: “È possibile pensare che i rapporti interattivi tra individui siano determinati essenzialmente dai tipi di comunicazione che essi adoperano fra loro? Due tesi sono centrali in questo libro: 1) il comportamento patologico (nevrosi, psicosi, e in genere le psicopatologie) non esiste nell’individuo isolato ma è soltanto un tipo di interazione patologica tra individui; 2) è possibile, studiando la comunicazione, individuare delle ‘patologie’ della comunicazione e dimostrare che sono esse a produrre le interazioni patologiche. Questo testo analizza come la comunicazione non sia solo un semplice scambio di informazioni, ma un processo complesso che influisce profondamente sulle relazioni umane”.

La teoria della comunicazione proposta dagli autori ha influenzato profondamente e ‘definitivamente’ la psicologia, la sociologia, la filosofia della comunicazione e altre discipline e certamente riconoscerete degli enunciati che ci sono diventati estremamente familiari anche se poi raramente si traducono in comportamenti consapevoli e intenzionali di ‘buona comunicazione’.

Eppure è proprio questa la proposta del testo che si concentra sulla pragmatica della comunicazione, un ramo della linguistica che studia come la comunicazione si sviluppa nel contesto della vita quotidiana, piuttosto che limitarsi alla struttura linguistica o ai contenuti.

Watzlawick e i suoi colleghi esplorano come la comunicazione influenza le relazioni interpersonali e come i processi comunicativi possano determinare comportamenti, percezioni e significati.

L’obiettivo principale del libro è dimostrare che la comunicazione umana non è un semplice scambio di informazioni, ma è condizionata da numerosi fattori psicologici, sociali e culturali.

La comunicazione è infatti un processo complesso, che implica interpretazioni, emozioni e dinamiche non sempre razionali.

Gli assiomi della comunicazione

Il libro presenta quelli che da allora sono conosciuti come gli assiomi, le leggi fondamentali della comunicazione interpersonale che sono:

"Non si può non comunicare".

Ogni comportamento, verbale o non verbale, è un atto comunicativo.

Anche il silenzio, l'assenza di risposta o il comportamento passivo sono forme di comunicazione.

Questo principio evidenzia che non possiamo evitare di comunicare in qualsiasi situazione, anche quando non intendiamo farlo.

Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione”.

Ogni messaggio comunicato ha due dimensioni: il contenuto specifico del messaggio (ad esempio, "Ti vorrei parlare") e la qualità della relazione che si viene a stabilire tra chi comunica e chi riceve quel messaggio (ad esempio, il tono di voce, la postura, il comportamento del parlante), ossia come il messaggio è interpretato nel contesto relazionale (meta-comunicazione).

In altre parole, non si comunica solo cosa si dice (contenuto), ma anche come lo si dice (relazione). La comprensione di un messaggio dipende quindi anche dalla relazione tra i partecipanti.

"La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti".

La comunicazione interpersonale è un processo continuo e interattivo nel quale ciascuna parte stabilisce dove mettere il punto, dove interrompere il flusso comunicativo per segnalare uno stato d’animo, un dubbio interpretativo, per chiedere un chiarimento.

Ad esempio, se una persona ci dice qualcosa che ci infastidisce e noi non creiamo spazio per manifestare subito il nostro fastidio, ‘puntualizzando(interrompendo) la conversazione in corso per confrontarci costruttivamente con lei, la volta successiva potremmo già aver stratificato quel malessere ed entrare nella conversazione già condizionati in qualche modo.

Questa volta l’interlocutrice(ore) magari si accorge del nostro disappunto ma lo attribuisce erroneamente a qualcosa che sta accadendo in quel momento, non nel passato.

L'assenza di interruzione durante il primo scambio comunicativo (la mancata puntualizzazione da parte nostra) ha prodotto una sequenza comunicativa sfasata creando così incomprensioni.

Comprendere come ciascun interlocutore punteggia gli eventi può aiutare a chiarire le dinamiche di conflitto.

"La comunicazione umana è composta da codici analogici e codici numerici".

Watzlawick distingue tra segnali analogici (come linguaggio del corpo, sguardi, gesti, tono delle voce) e segnali digitali (rappresentati dalle parole e dai significati convenzionali). Entrambi sono fondamentali per una comunicazione efficace.

La comunicazione analogica spesso trasmette emozioni e relazioni in modo più diretto rispetto a quella digitale.

Essere coerenti tra comunicazione digitale e analogica è fondamentale per garantire che i messaggi siano chiari, completi e autentici.

Questa coerenza non solo rafforza il messaggio trasmesso ma contribuisce anche a costruire relazioni interpersonali solide e significative. Viceversa l'incoerenza mina significativamente la relazione e sfavorisce la fiducia.

La consapevolezza dell'importanza di entrambi i canali comunicativi permette di migliorare la qualità delle interazioni quotidiane, di costruire fiducia e di ridurre il rischio di malintesi.

"Tutte le sequenze di comunicazione sono simmetriche oppure complementari, a seconda che la relazione tra i comunicanti sia basata su differenze oppure su parità".

Definiamo 'simmetrica' la comunicazione che avviene quando le persone coinvolte sono in una posizione simile (ad esempio, degli amici che si scambiano opinioni sentendosi in una condizione di pari potere).

Ovvero definiamo 'complementare' quella comunicazione che si realizza quando una persona si pone in una posizione di superiorità rispetto a un'altra (ad esempio, un genitore e un figlio o un capo e un collaboratore). La relazione è basata sulle differenze di potere o ruolo.

Entrambe queste tipologie possono essere funzionali o disfunzionali.

Una relazione simmetrica disfunzionale si determina quando una delle persone coinvolte cerca di prevalere sull'altro, senza che questo sia percepito da tutte come utile. Questo può scatenare una inutile lotta di potere.

Nel caso della relazione complementare questa diventa disfunzionale quando chi detiene il potere (anche se momentaneamente per utilità di tutte le persone coinvolte) ne approfitta per sopraffare l'altro.

La comunicazione è un processo continuo e dinamico.

La comunicazione non è statica, ma evolve continuamente attraverso le interazioni tra i partecipanti al processo stesso.

Ogni messaggio ricevuto influisce su quello successivo, creando una catena di reazioni e risposte.

Per questo è importante anche il concetto di feedback, ovvero il ritorno d'informazione che ogni partecipante fornisce all'altro durante il processo comunicativo.

Il feedback è essenziale per comprendere come il messaggio sia stato ricevuto e per adattare, di conseguenza, la comunicazione successiva perché sia chiara ed efficace.

Fin qui tutto abbastanza noto anche se, come già detto, spesso poco tradotto in comportamenti concreti in grado di assicurare una comunicazione sana e soddisfacente per tutte le persone coinvolte.

Pragmatica della comunicazione umana” contiene anche alcuni elementi, meno conosciuti ma non meno interessanti, dei quali è utile sviluppare maggiore consapevolezza.

I concetti di "gioco comunicativo" e "distorsione" secondo Watzlawick

Paul Watzlawick utilizza il concetto di "gioco comunicativo" per descrivere le dinamiche relazionali e interattive che si sviluppano tra individui all'interno di una comunicazione.

Questo concetto si basa sull'idea che la comunicazione non sia mai un atto isolato, ma un processo continuo e circolare, regolato da schemi e regole implicite che influenzano il comportamento dei partecipanti definendo il modo in cui essi interagiscono. Queste regole possono riguardare:

  • i ruoli assunti dalle diverse persone coinvolte in un processo comunicativo (ad esempio, chi guida la conversazione e chi segue)
  • le aspettative reciproche (come ci si aspetta che l'altro risponda o reagisca)
  • le modalità di scambio (simmetriche o complementari).

Il "gioco comunicativo" diventa quindi una rappresentazione delle dinamiche relazionali, in cui ogni azione o messaggio influenza e viene influenzato dalla risposta dell'altro.

Secondo Watzlawick, i partecipanti a un processo comunicativo spesso non sono consapevoli delle regole del "gioco" che stanno giocando. Tuttavia, queste regole governano le loro interazioni e possono portare a incomprensioni o conflitti se non vengono riconosciute, come ad esempio nei casi che seguono. 

In una relazione simmetrica (dove entrambi cercano di mantenere una posizione di uguaglianza), può verificarsi una "corsa agli armamenti" comunicativa, con un'escalation di aggressività.

In una relazione complementare (dove una persona assume un ruolo dominante e l'altra subordinato), il gioco può diventare rigido e limitante se i ruoli non vengono negoziati o alternati.

Watzlawick, inoltre, identifica alcune forme disfunzionali di gioco comunicativo, che definisce "giochi senza fine". Questi si verificano quando le regole implicite della comunicazione portano a schemi ripetitivi e patologici, come:

  • cicli di conflitto: situazioni in cui i partecipanti continuano a reagire l'uno all'altro in modi prevedibili ma distruttivi
  • doppio legame: situazioni in cui un individuo riceve messaggi contraddittori su diversi livelli (ad esempio, verbale e non verbale), rendendo impossibile rispondere in modo adeguato.

Questi giochi patologici possono generare disagio psicologico o relazionale, poiché intrappolano i partecipanti in schemi rigidi che impediscono il cambiamento.

Il "gioco comunicativo" di Watzlawick offre una prospettiva preziosa per comprendere le dinamiche relazionali all'interno della comunicazione umana.

Analizzando le regole implicite e gli schemi ricorrenti nelle interazioni, è possibile identificare modelli disfunzionali e promuovere cambiamenti positivi nelle relazioni personali e professionali.

Watzlawick e i suoi colleghi esplorano anche le "distorsioni" che possono verificarsi nella comunicazione, portando a malintesi e conflitti.

Le distorsioni si verificano quando le persone interpretano i messaggi in modo errato a causa di pregiudizi, convinzioni preesistenti o incomprensioni.

In un contesto di comunicazione, la distorsione può avvenire in vari modi:

  • proiezione: quando attribuiamo agli altri pensieri, emozioni o intenzioni che in realtà appartengono a noi stessi
  • comunicazione non verbale contraddittoria: quando il linguaggio del corpo e le espressioni facciali non corrispondono al messaggio verbale, creando confusione nel destinatario.

Un ultimo elemento fondamentale in "Pragmatica della comunicazione umana" è l'idea che la realtà sia costruita attraverso la comunicazione.

Le persone non “ricevono”, semplicemente, informazioni dal mondo esterno registrandole pedissequamente, ma le strutturano e le interpretano attraverso i processi comunicativi cui partecipano costruendo la propria percezione del mondo e la realtà della quale fanno esperienza.

Il dialogo generativo

Un autore molto meno conosciuto di Wazlavick ma molto importante quando parliamo di comunicazione e, nello specifico, di conversazione e di dialogo, è David Bohm, fisico e pensatore che ha sviluppato una visione molto suggestiva del dialogo come forma di comunicazione.

Egli infatti decide di affrontare la frammentazione del pensiero che osserva intorno a sé promuovendo una comprensione profonda tra gli individui. In tal modo si va oltre lo scambio di parole per giungere a una vera e propria co-creazione di significato.

La sua concezione del dialogo, quindi, si basa su principi che mirano a facilitare un flusso di significato condiviso, superando le divisioni e i conflitti che caratterizzano spesso le interazioni umane.

La frammentazione del pensiero            

Bohm sosteneva che molti dei problemi dell'umanità derivano dalla frammentazione del pensiero a livello collettivo. Questa frammentazione porta a sistemi sociali, economici e politici incoerenti, generando conflitti e contraddizioni.

Il dialogo, come proposto da Bohm, mira a osservare e comprendere i processi di pensiero individuali e collettivi, aiutando i partecipanti a diventare più consapevoli delle loro convinzioni e valori.

Un aspetto cruciale di questa proposta è la distinzione tra 'dialogo' e 'discussione' (o dibattito).

Mentre la discussione tende a focalizzarsi sul confronto di posizioni per determinare chi ha ragione, il dialogo è concepito come un flusso di significato che scorre tra i partecipanti.

Come in ciò che viene chiamato dialogo nella filosofia classica, questo processo non ha l'obiettivo di prendere decisioni o raggiungere conclusioni predeterminate, ma piuttosto di esplorare insieme idee, emozioni e valori.

Principi fondamentali del dialogo di Bohm

Perchè questo accada è necessario che i partecipanti riconoscano alcuni principi e si dispongano di conseguenza. Questi sono:

  • l'intenzione della scoperta - i partecipanti devono avere la volontà di esplorare i propri processi di pensiero e quelli degli altri
  • l'ascolto per comprendere - è essenziale ascoltare attivamente, senza pregiudizi o risposte automatiche
  • la sospensione del giudizio - durante il dialogo, è fondamentale sospendere le opinioni personali per creare uno spazio sicuro in cui le nuove idee possano emergere liberamente
  • l'assenza di un'agenda prefissata - non ci sono obiettivi da raggiungere; il dialogo è aperto e libero
  • l'autenticità nell'espressione - i partecipanti sono incoraggiati a esprimere sinceramente i propri pensieri e le proprie emozioni
  • la ricerca comune della verità - un approccio collaborativo è prezioso nella ricerca della verità, le idee vengono esplorate insieme piuttosto che confrontate in modo competitivo
  • la riflessione collettiva - il dialogo dovrebbe portare a una riflessione collettiva sulle idee emerse, consentendo ai partecipanti di approfondire la loro comprensione reciproca e di sviluppare nuove intuizioni.

Bohm sottolinea che il dialogo non richiede un linguaggio comune; al contrario, la creatività emerge dal libero fluire del pensiero.

In questo contesto, le incomprensioni e i conflitti sono considerati opportunità per stimolare la creatività e la conoscenza collettiva.

La capacità di accogliere punti di vista multipli è fondamentale per affrontare le sfide della società contemporanea.

La struttura del dialogo

Bohm suggerisce che il dialogo dovrebbe avvenire in un ambiente informale, se possibile organizzato in cerchio per favorire una comunicazione diretta senza gerarchie.

Sebbene possa essere utile avere un facilitatore, il dialogo funziona se questo non assume una postura da leader, concentrandosi invece sul curare che tutti i partecipanti siano messi in grado di contribuire equamente.

Il pensiero di David Bohm sul dialogo offre un approccio profondo alla comunicazione umana, mirato a superare le divisioni e promuovere una comprensione autentica tra le persone.

Attraverso l'osservazione dei processi mentali e l'apertura alla pluralità delle idee, il dialogo diventa uno strumento potente per affrontare le complessità della vita moderna e costruire significati condivisi in modo creativo.

Il dialogo generativo non è solo un atto individuale, ma una forma di coscienza collettiva in cui le idee si intrecciano e si evolvono.

La comunicazione profonda è un processo che include tutti i partecipanti e porta a un arricchimento condiviso promuovendo anche una trasformazione più ampia a livello sociale andando oltre l'espressione individuale e i conflitti interpersonali.

Attraverso l'empowerment personale e il riconoscimento delle potenzialità altrui, i partecipanti possono sviluppare relazioni più sane e collaborative.

Questa trasformazione è fondamentale per affrontare le sfide della società contemporanea, nella quale la comunicazione spesso è segnata da polarizzazione e divisione.

Conclusioni

L'intersezione tra le teorie di Watzlawick sulla comunicazione e il concetto di dialogo di Bohm offre una prospettiva ricca sul modo in cui interagiamo.

Mentre Watzlawick ci fornisce gli strumenti per analizzare e migliorare la nostra comunicazione quotidiana attraverso i suoi assiomi, Bohm ci invita a considerare il dialogo come un'opportunità per una comprensione più profonda e significativa tra le persone.

Insieme, queste teorie possono guidarci verso relazioni più autentiche e produttive nella nostra vita personale e professionale e nelle relazioni sociali di maggior ampiezza.