Il mondo della ristorazione e dell'accoglienza assurge spesso agli 'onori' della cronaca per demeriti: personale mal pagato, scarsa qualità e igiene, ecc.
Si sviluppa così un preconcetto verso un'intera categoria.
Un altro preconcetto abbastanza diffuso è che gli interventi a favore del benessere psico-fisico delle persone nelle organizzazioni (sostenibilità umana) siano 'roba' per grandi aziende nell'errata convinzione che non riguardino le medie, piccole e micro perché:
- le PMI sono come delle famiglie dove ci si conosce e tutte e tutti stanno bene come a casa loro
- questi interventi sono costosi e le PMI non possono permetterseli
- per fare certi percorsi l'organizzazione ha bisogno di un management preparato
Una storia differente
Vogliamo raccontarvi una storia differente, che smonta questi preconcetti. Vogliamo raccontarvi la storia di un'azienda del settore della ristorazione, attualmente ascrivibile alla categoria delle PMI.
Fin dalla sua nascita, questa azienda ha messo al centro del proprio business il benessere del pianeta e delle persone, desiderando essere sostenibile a 360°.
Persone da intendere come clienti, comunità che vive dove si trovano i locali e come persone che nei locali lavorano.
E qui iniziano già a incrinarsi i preconcetti legati al settore merceologico, ma c'è di più.
Questa azienda, di sua iniziativa, organizza ogni anno delle survey anonime per misurare il benessere delle persone che vi lavorano e raccogliere suggerimenti per farle stare meglio.
I risultati sono da sempre molto soddisfacenti (con loro il pregiudizio crolla), e un buon clima si respira anche frequentando i loro locali.
Ma alle titolari non è bastato. Nonostante le dichiarazioni, hanno colto segnali - più o meno deboli - che le hanno indotte a pensare che avrebbero potuto far di più perché le persone stessero ancora meglio e si sentissero pienamente parte del progetto di sostenibilità.
Cosa e come stiamo facendo insieme
A partire dalla survey, abbiamo concordato un percorso di co-costruzione, coinvolgendo direttrici e direttori dei locali e le altre figure di riferimento dell'attività.
E così, insieme:
- hanno tradotto le risposte al questionario in fatti ed episodi concreti
- hanno riflettuto individualmente e collettivamente sul loro ruolo, sul suo significato per loro come persone, per i loro staff e per l'organizzazione
- hanno condiviso ambizioni, aspirazioni, aspetti di soddisfazione e di disagio
- hanno identificato e dichiarato il contributo che possono e vogliono portare per aumentare il benessere proprio e delle persone con cui lavorano
- hanno identificato le aree di competenza in cui si sentono meno confidenti e sulle quali sono disponibili a impegnarsi per sviluppare meglio il proprio ruolo.
Hanno, nel frattempo, avviato dialoghi più profondi con collaboratrici e collaboratori - ben oltre le istruzioni, le disposizioni e le chiacchiere - per raccogliere concretamente aspettative, disponibilità e proposte.
E la risposta degli staff è stata positiva, portando da subito un miglioramento del clima.
Tutto questo è avvenuto in tre settimane, con due soli incontri di team, che abbiamo ospitato nella nostra sede romana.
Ed è solo il primo passo.
Perché ve lo raccontiamo
Abbiamo voluto condividere questa esperienza non per puntare i riflettori su di noi, ma perché ci conferma alcune convinzioni.
La sostenibilità umana riguarda tutte le organizzazioni
E non è mai troppa.
Così come quando parliamo degli altri ambiti della sostenibilità (ambientale, economica, sociale verso l'esterno), l'atteggiamento deve essere quello della persona in cammino, curiosa ed entusiasta verso ciò che incontra, che considera l'arrivo come una tappa da festeggiare per poi riprendere il viaggio, rigenerata e appagata, ma desiderosa di scoprire nuovi orizzonti.
Se è vero, per certi aspetti, che nelle piccole aziende le relazioni sono più dirette e immediate, questo non genera automaticamente maggiore benessere.
Può accadere, al contrario, che proprio la mancanza di 'mediazione' nelle relazioni sviluppi filtri auto imposti, propensioni al compiacimento, rigidità comunicative che si fermano alla superficie per assecondare aspettative o nel timore di conflitti.
Alcune PMI sono come famiglie; ma non sempre le famiglie sono luoghi di benessere emotivo.
Le grandi aziende possono avere criticità differenti legati alle rigidità organizzative. Avremo occasione di parlarne.
In situazioni come quella che abbiamo raccontato, ci si poteva fermare al compiacimento per i buoni risultati ottenuti nella survey e invece si è scelto di allargare lo sguardo, di incrociare quei dati con altri fenomeni, si è scelto di - più 'semplicemente' - considerare quel risultato la tappa iniziale di un viaggio di esplorazione verso opportunità di ancora maggiore benessere.
Chiunque può e deve occuparsi di benessere organizzativo
Non ci sono settori in cui sia più rilevante di altri.
Anche in realtà ad alto turnover o che spesso sono scelte ‘di ripiego’, in attesa di lavori più soddisfacenti - come spesso la ristorazione - il benessere delle persone è una scelta.
Le organizzazioni - tutte - sono fatte di persone.
Di conseguenza, il benessere delle persone determina il benessere delle organizzazioni.
La sostenibilità economica è un non - problema
Non si vogliono sottovalutare le difficoltà che - soprattutto in questi anni ma anche in generale - le PMI devono affrontare per rimanere e possibilmente prosperare sul mercato.
Quello su cui vogliamo porre l'attenzione sono due elementi che - a nostro avviso - possono trasformare un problema in opportunità:
- se si decide di fare un percorso di benessere organizzativo nella propria azienda questo - se pensato e progettato per e con l'azienda - avrà le sue stesse dimensioni e sarà modulato anche sulla sua capacità di spesa.
Affiancare un'azienda ha proprio il significato di mettersi al suo fianco e fare il cammino insieme.
E fare il cammino insieme vuol dire calibrare velocità e ampiezza del passo a quelli dell'azienda.
- questi interventi hanno un costo ma non sono un costo: sono un investimento.
Ricordiamo (a noi stesse) che i costi hanno un tempo di ammortamento che li rende progressivamente meno gravosi, mentre un investimento ha un ritorno che può essere progressivamente crescente.
Qual è il ROI di una maggiore sostenibilità umana?
Quando le persone stanno bene sono più produttive, più responsabili e proattive; non vanno via e - manifestando benessere - rendono attrattiva l'azienda per clienti e potenziali nuove colleghe e nuovi colleghi.
Il benessere non si impara sui libri
È un tema di valori, sensibilità e impegno.
Tre cose che, se non si posseggono, non possono essere apprese.
Le persone con le quali stiamo lavorando sono estremamente preparate e competenti nel loro campo.
Ma la loro preparazione (al di là delle competenze tecniche), le loro capacità relazionali, il gusto estetico, il problem solving veloce, la flessibilità, la capacità di lavorare in squadra, l'empatia e l'abilità nel cogliere il 'non detto', sono soprattutto frutto dell'esperienza e della consapevolezza di fare un lavoro che amano e trovano appagante.
L'intento di questa narrazione, come al solito, non era di proporre soluzioni ma suggestioni e spunti di riflessione per guardare alla propria realtà con lenti differenti, per andare oltre i preconcetti - su di sé e sugli altri - e, parafrasando l'imperatore e filosofo Marco Aurelio, trovare una strada o costruirne una.