Perseveranza è l’Inner Development Goal del quale ci prendiamo cura in questo mese. Nel framework degli IDGs è definito così: “Capacità di sostenere l'impegno e di rimanere determinati e pazienti anche quando gli sforzi richiedono molto tempo per dare frutti”.
La perseveranza così intesa è una virtù antica e universale che non solo nutre il successo individuale, ma è anche determinante per la prosperità delle organizzazioni e delle comunità. In un'epoca caratterizzata da rapidi cambiamenti e ricerca di gratificazione immediata, la perseveranza appare come una virtù sempre più necessaria.
La perseveranza si declina in diverse sfumature, arricchendo il nostro vocabolario interpretativo con termini come:
- costanza: la tenacia nel perseguire un obiettivo a lungo termine, nonostante le difficoltà e le sfide
- resilienza: la capacità di adattarsi alle avversità e di riemergere più forti dalle esperienze negative
- tenacia: la determinazione incrollabile a superare gli ostacoli, anche quando sembrano insormontabili
- pazienza: la capacità di attendere con animo calmo il raggiungimento dei propri obiettivi, senza lasciarsi sopraffare dall'impazienza.
La perseveranza è spesso confusa con uno di questi termini e, in un certo senso, li contiene tutti. Ad esempio differisce dalla 'semplice' tenacia perché, mentre quest'ultima implica focalizzazione e aderenza a un obiettivo specifico, la perseveranza è la capacità di continuare a impegnarsi, nonostante le difficoltà e i ritardi nel raggiungimento dei risultati. È la forza interiore che ci permette di continuare a lottare, anche quando le circostanze sembrano sfavorevoli.
La perseveranza, quindi, non è semplicemente la capacità di resistere alle difficoltà, ma una qualità attiva che implica una tensione continua verso una visione.
Comprendere cos'è la perseveranza attraverso una esplorazione antica
Aristotele, nella sua "Etica Nicomachea", ci offre un'esplorazione di dettaglio della perseveranza, sebbene non la nomini esplicitamente come una virtù separata, ma la tratti nel contesto del coraggio e della fortezza.
Aristotele considera la virtù come una via di mezzo tra due estremi viziati, in questo caso, tra la codardia e la temerarietà.
La perseveranza è strettamente legata alla capacità di sopportare le difficoltà e mantenere l'impegno nonostante le avversità, è la disposizione a continuare a perseguire il bene e a mantenere l'impegno etico senza desistere.
Aristotele enfatizza anche l'importanza della motivazione giusta nella pratica della perseveranza. La perseveranza virtuosa non è semplicemente la testardaggine o la resistenza fine a se stessa, ma è motivata dalla ricerca del bene e dalla adesione ai principi etici.
La persona virtuosa, quindi, persevera perché è guidata da una comprensione razionale del bene e da un impegno verso la virtù.
Per questo la perseveranza è essenziale per la realizzazione della eudaimonia, che si traduce approssimativamente come ‘felicità’ o ‘fioritura umana’.
La vita virtuosa, per Aristotele, è una vita di attività conforme alla ragione e la perseveranza è cruciale in questo percorso.
Senza di essa, le altre virtù non possono essere pienamente sviluppate o mantenute, poiché la pratica di ogni virtù richiede un certo grado di impegno e costanza.
Cos'è la perseveranza con lo sguardo del XXI secolo
Salvatore Natoli, filosofo italiano contemporaneo, nel suo libro "Perseveranza", porge una riflessione filosofica profonda su questa virtù alla luce delle sfide e delle condizioni del nostro presente, collegandola a diversi aspetti della vita umana, dalla sfera personale a quella sociale e politica.
Natoli inizia col definire la perseveranza non solo come una qualità del carattere individuale, ma come una virtù che assume un significato particolare nel contesto della modernità.
Egli osserva che, in un mondo in cui il cambiamento rapido e l'incertezza sono diventati la norma, la perseveranza rappresenta una forma di resistenza creativa e un modo per dare continuità e coerenza alla propria esistenza.
La perseveranza, infatti, si radica profondamente nell'esperienza umana dell'esistenza.
Vivere significa affrontare inevitabilmente difficoltà, ostacoli e momenti di crisi. La perseveranza, in questo senso, è la capacità di affrontare queste sfide senza rinunciare ai propri progetti e ai propri valori. È una forma di resistenza che permette di mantenere la direzione anche quando tutto sembra andare contro.
Natoli esplora anche la dimensione etica della perseveranza, mettendo in luce come essa sia strettamente legata alla responsabilità e all'autenticità, poiché ci permette di agire costantemente in linea con i nostri valori e di realizzare il nostro potenziale umano.
Riflettendo sul valore della perseveranza nella sfera politica e sociale, è facile rendersi conto di quanto, in un'epoca caratterizzata da cambiamenti repentini e grande turbolenza, la perseveranza sia un elemento chiave per affrontare le sfide del presente e del futuro consentendoci di mantenere nel lungo periodo la determinazione e la pazienza necessarie per lottare per i diritti universali e per costruire un mondo più giusto ed equo.
Perseverare, quindi, significa anche impegnarsi attivamente per il bene comune, lottare contro le ingiustizie e promuovere la partecipazione e l'inclusione sviluppando nelle comunità la resilienza e la forza interiore necessarie per superare le avversità.
Come anticipato, Natoli esplora anche il rapporto tra perseveranza e creatività, sostenendo che la perseveranza è un elemento fondamentale del processo creativo, è la forza motrice che ci permette di realizzare le nostre idee e di portare a termine i nostri progetti.
Anche la creatività, infatti, richiede un impegno costante, la capacità di affrontare le difficoltà e di non farsi scoraggiare da incertezze e fallimenti.
Incarnare la perseveranza
Per comprendere meglio ciò di cui parliamo può essere utile ricordare alcuni esempi celebri di perseveranza ‘incarnata’, capace di trasformare le sfide in successi.
La nostra mente va facilmente a persone come il Mahatma Gandhi o Nelson Mandela.
Gandhi con la sua incrollabile perseveranza nel praticare la resistenza non violenta, ha guidato il suo popolo verso l'indipendenza dall'oppressione britannica nonostante le numerose difficoltà e le persecuzioni.
Egli fu arrestato più volte e subì numerose aggressioni fisiche, ma non rinunciò mai ai suoi principi di non violenza. La sua capacità di mantenersi sulla strada scelta e la sua fede nella verità non solo lo hanno reso un leader iconico e un simbolo di speranza per il suo popolo, ma hanno anche ispirato i movimenti per i diritti civili in tutto il mondo e tutte le lotte per la giustizia e l'equità. La sua vita è un monito a non cedere mai di fronte all'ingiustizia.
Nelson Mandela, figura centrale della lotta contro l'apartheid e primo presidente nero del Sudafrica, rappresenta un altro esempio emblematico di perseveranza. La sua storia è una testimonianza potente della forza dello spirito umano e della capacità di superare le avversità più estreme.
Mandela trascorse 27 anni della sua vita in carcere a causa del suo attivismo contro il regime razzista sudafricano. In quegli anni bui, nonostante le condizioni di detenzione durissime e la costante minaccia di torture e violenze, Mandela non perse mai la speranza e la determinazione a lottare per la giustizia. La sua incrollabile fede nella libertà e nella dignità umana divenne un faro di speranza per milioni di sudafricani oppressi.
Dopo il suo rilascio nel 1990, Mandela dimostrò una straordinaria capacità di perdono e di riconciliazione. Invece di cercare vendetta per le sofferenze subite, scelse la via del dialogo e della diplomazia, contribuendo a guidare il Sudafrica verso una democrazia multirazziale.
Queste due storie ci insegnano che la perseveranza, il coraggio e la compassione possono trionfare anche di fronte alle ingiustizie più gravi e che tutti abbiamo il potere di fare la differenza nel mondo e di lottare per un futuro migliore.
Se guradiamo al mondo della ricerca scientifica, la perseveranza appare essenziale perché il processo di scoperta e innovazione è spesso lungo e pieno di ostacoli.
Gli scienziati devono essere disposti a dedicare anni, se non decenni, allo studio di un problema, sperimentando e riadattando le loro ipotesi in base ai risultati ottenuti.
La storia della scienza è piena di esempi di ricercatori che hanno perseverato nonostante le difficoltà e i fallimenti.
Marie Curie, la pioniera della radioattività, prima donna nella storia alla quale sia stato attribuito un premio Nobel e poi anche un secondo, ad esempio, ha saputo affrontare i numerosi pregiudizi e ostacoli manifestatisi nella sua vita e nel suo percorso di ricerca continuando a perseverare tutta la vita nella sua missione.
I suoi studi, inizialmente accolti con grande scetticismo, hanno rivoluzionato la nostra comprensione del mondo e le sue scoperte continuano a beneficiare l'umanità.
Anche il mondo del business è pieno di protagonisti esemplari nella capacità di perseverare nel loro cammino di invenzione e di innovazione nel mercato.
Thomas Edison, il primo imprenditore che seppe applicare i principi della produzione di massa al processo dell'invenzione, dopo migliaia di tentativi falliti, riuscì a perfezionare la lampadina elettrica.
La celebre frase che gli viene attribuita, "Non ho fallito. Ho solo trovato 10.000 modi che non funzionano", incarna perfettamente lo spirito della perseveranza.
L'avvio e la gestione di un'impresa richiedono un impegno costante e la capacità di affrontare le sfide e i rischi che inevitabilmente si presentano lungo il percorso e di mantenere la rotta verso i propri obiettivi, anche quando le circostanze sembrano avverse, adattandosi ai cambiamenti del mercato e imparando dalle esperienze passate.
Sviluppare nuovi prodotti, servizi o modelli di business richiede tempo, risorse e la capacità di sperimentare e fallire. Le aziende che perseverano, imparando dai propri errori e continuando a investire nell'innovazione, sono quelle che alla fine riescono a distinguersi e a prosperare nel mercato.
James Dyson, l'inventore del celebre aspirapolvere senza sacco, ha impiegato 15 anni e ha creato oltre 5.000 prototipi prima di sviluppare il modello definitivo del suo aspirapolvere.
La perseveranza per gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
La perseveranza è cruciale anche per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030. Questi richiedono, infatti, un impegno continuo e una volontà di superare le sfide, mantenendo sempre la visione di un futuro sostenibile e giusto per tutti.
Possiamo riconoscere nella perseveranza, allora, un presupposto per il raggiungimento dei 17 obiettivi che consente individui, comunità e nazioni di permanere nella visione a lungo termine e nell’azione migliorativa instancabile, malgrado i risultati siano spesso lenti a venire e insoddisfacenti.
Facciamo alcuni esempi in relazione a singoli obiettivi.
- Porre fine a ogni povertà nel mondo (SDG 1)
Perseverare nell'implementazione di politiche economiche inclusive e nella creazione di opportunità lavorative sostenibili è fondamentale per eliminare la povertà.
- Educazione di Qualità (SDG 4)
Migliorare l'accesso e la qualità dell'educazione a livello globale richiede creatività e perseveranza per superare le barriere strutturali e socioeconomiche esistenti.
- Parità di Genere (SDG 5)
Per ottenere la parità di genere ovunque, è necessario un impegno costante nel combattere le discriminazioni e nel promuovere uguaglianza di diritti ed equità di trattamento in tutte le sfere della vita.
- Lotta contro il cambiamento climatico (SDG 13)
Affrontare il cambiamento climatico richiede una attenzione e una cura incessanti ad adottare e mantenere pratiche sostenibili, nonostante le difficoltà politiche ed economiche e il notevole individualismo manifestato da individui e comunità.
- Pace, Giustizia e Istituzioni Solide (SDG 16)
La costruzione di istituzioni giuste e inclusive e la promozione della pace richiedono un impegno prolungato nell’affrontare corruzione, ingiustizie e conflitti.
A proposito di futuro sostenibile, giova tornare a quanto scrive Salvatore Natoli.
La perseveranza, afferma, è il ''laboratorio sperimentale della speranza'', perché l'uomo che riesce a praticarla ha una salda identità e trova una soluzione ai problemi senza arretrare di fronte a essi.
In questo senso è dunque una virtù che supera la ''passività'' della speranza, traducendola in atti concreti. Antidoto al ''provvisorio'' e antagonista dell'accidia ''che blocca il dinamismo dell'azione'' e impedisce di sentire quel dolore necessario che ''è proprio della vita attiva'', la perseveranza è una condotta o un tratto del carattere che presuppone come conditio sine qua non il mantenersi saldi dentro e contro le difficoltà, con lentezza, senza fare scelte precipitose.
Mi viene da trarne che, allora, è necessario educarsi contemporaneamente alla flessibilità, in modo da riconoscere, nelle dinamiche in atto oggi, le possibilità di sviluppo che hanno in sé, e alla perseveranza, necessaria per far fiorire queste potenzialità.
Scrive Natoli "Occorre imboccare la strada delle perseveranza. È il vero modo per uscire dalla disperazione e dallo stato depressivo presente.
Nel parlare comune si usa di frequente l’espressione coltivare la speranza. E coltivarla significa perseverare.
Questa è la modalità vera di vivere la speranza: trovare il bene presente per elevarlo a propria meta.
Allora la speranza diventa concreta e non si riduce a sogno.
Anzi si radica nella vita perché il perseverante si chiede cosa possa fare lui per aumentare il bene suo e il bene collettivo.
Ed essendo la perseveranza azione, la speranza diventa virtù».
L'autore ci invita, quindi, a riprendere l'esercizio antico della perseveranza, propria di "chi fortemente crede e non tanto al realizzarsi delle speranze ma all'obbligo morale di operare per esse comunque, perché giuste” e "continua a lottare per un'idea, anche quando le smentite della storia spingono ad abbandonarla.
E lo fa perché i fallimenti non sono sufficienti a intaccare la bontà del fine e meno che mai a persuadere che sia davvero irrealizzabile".
Come sviluppare la capacità di essere perseveranti
La perseveranza può essere nutrita sia a livello individuale che organizzativo attraverso pratiche mirate. Eccone solo alcuni esempi.
- Avere consapevolezza di sé: la conoscenza di sé e delle proprie motivazioni è fondamentale per mantenere l'impegno nel tempo. Essere consapevoli dei propri valori e del proprio proposito (purpose) aiuta a resistere alle tentazioni di abbandonare quando le cose si fanno difficili.
- Essere consapevoli dei propri obiettivi: darsi obiettivi chiari, raggiungibili e misurabili/valutabili aiuta a mantenere la motivazione e a monitorare i progressi. Obiettivi sfidanti ma raggiungibili, infatti, evitano frustrazione e demotivazione.
- Sviluppare resilienza emotiva: la capacità di governare le emozioni negative e di recuperare rapidamente dagli insuccessi è cruciale per perseverare. La resilienza emotiva permette di affrontare le difficoltà con maggiore serenità e determinazione.
- Coltivare l’adattabilità: imparare ad accettare di modificare strategie e approcci quando necessario e, senza perdere di vista gli obiettivi finali, utilizzare tale necessità in chiave strategica ed evolutiva, contribuisce non solo ad accrescere la resilienza – individuale e dei sistemi – ma anche a svilupparne l’antifragilità.
- Sviluppare una mentalità di crescita, dedicare tempo e attenzione alla riflessione e all’apprendimento continuo: la mentalità di crescita (growth mindset), teorizzata dalla psicologa Carol Dweck, è la convinzione che le capacità e le abilità possano essere sviluppate attraverso l'impegno e la pratica. Questa mentalità favorisce la perseveranza, poiché porta a sperimentare e a imparare dalle proprie esperienze attraverso processi intenzionali e consapevoli di autovalutazione, permettendo di vedere le difficoltà come opportunità di apprendimento e miglioramento.
- Coltivare pazienza e lungimiranza: una visione a lungo termine e la capacità di essere pazienti consentono di saper attendere i frutti dei propri sforzi consapevoli che difficilmente i risultati arrivano immediatamente.
- Affrontare in maniera costruttiva la paura del fallimento: saper trasformare i fallimenti che inevitabilmente si vivono nel proprio cammino da ostacoli in opportunità, dà la forza di continuare a lottare per i propri obiettivi e per realizzare appieno il proprio potenziale.
- Celebrare i progressi: riconoscere i progressi, anche quelli piccoli, apprezzarli e gioirne, aiuta a mantenere alta la motivazione e a rafforzare la determinazione.
- Avere una visione inclusiva e non aver timore di usare la forza della compassione, del perdono e della riconciliazione: sono forze potenti e rivoluzionarie che scuotono lo status quo nel profondo. Mandela non guardò al bene dei soli sudafricani neri ma a quello dell'intero popolo del Sudafrica, e capendo che la vendetta avrebbe solo perpetuato il ciclo della violenza, scelse, invece, la via del perdono e della riconciliazione per unire il Paese.
- Darsi supporto reciproco e collaborazione: la perseveranza non è un viaggio solitario. Testimoniarla e contribuire a costruire sistemi di supporto per tutta la comunità, che possono includere mentori, colleghi e amici, è essenziale per superare i momenti di difficoltà. La collaborazione e il lavoro di squadra rafforzano la determinazione collettiva.
E, infine, non perdere mai la capacità di sperare, contrastare l'accidia.
Ancora un’ispirazione da Salvatore Natoli: se l'accidia - noncuranza, negligenza, indifferenza per qualsiasi cosa - spinge ad abbandonare ciò che normalmente ci impegna perché non se ne coglie più non soltanto il piacere che se ne ricavava, ma neppure il senso, solo il restare saldi e fedeli al proprio compito, alla scelta di vita operata, può fare uscire dal circolo vizioso inazione/disinteresse/inazione.
L’accidia, in quanto "incapacità di bene", non è solo passività, è vera incapacità di godere della vita e del bene stesso, "è un demone che ci abita e ci rende inidonei al bene".
Conclusioni
La perseveranza è una postura interiore che richiede impegno, pazienza e una forte volontà di mantenere i propri propositi e di continuare a mirare ai propri obiettivi nonostante le difficoltà.
Essa è indispensabile sia nella vita personale che in quella organizzativa e richiama alla speranza attiva e alla fermezza – non rigidità - in tempi di incertezza.
Coltivare la perseveranza significa investire nel proprio futuro e in quello delle comunità e delle organizzazioni di cui facciamo parte, costruendo una base solida per il successo a lungo termine.