È difficile parlare di libertà, qualcosa che spesso ci ricordiamo di aver avuto solo quando la perdiamo. La 'libertà' è un’esperienza sulla quale raramente riflettiamo eppure nel lungo cammino del pensiero sia in Occidente che in Oriente emerge come un faro, una direzione di indagine costante, attraverso epoche e culture, alla ricerca di una comprensione non solo superficiale.
Facciamo allora la nostra consueta, veloce e arbitraria, passeggiata nella storia del pensiero limitandoci però, questa volta, alle filosofie antiche occidentali e orientali. Sarebbe un peccato grave, infatti, voler concentrare in un solo articolo tutta la riflessione filosofica sulla libertà e le sue implicazioni.
L'Occidente e la Libertà come conoscenza e autonomia
Dagli autori presocratici, la libertà veniva intesa come un'armonia con l'ordine cosmico.
Socrate, però, muta questa prospettiva, ponendo l'accento sull'autodeterminazione individuale. La massima "Conosci te stesso" (γνῶθι σεαυτόν), incisa sul frontone del tempio di Apollo a Delfi, è diventata emblematica del pensiero socratico.
Per Socrate, la vera libertà inizia con la conoscenza di sé. Solo comprendendo la propria natura e i propri limiti, l'individuo può agire virtuosamente e liberarsi dall'ignoranza.
Il metodo di interrogazione maieutica utilizzato da Socrate, mirava a liberare l'interlocutore dalle false credenze e dai pregiudizi, portandolo a una vera comprensione. Questa purificazione intellettuale era vista come un percorso verso la libertà autentica.
L'allievo di Socrate, Platone, ha sviluppato ulteriormente questo concetto di libertà attraverso la sua celebre allegoria della caverna, presente nel libro VII della "Repubblica". Gli uomini sono raffigurati come prigionieri in una caverna, legati e costretti a guardare ombre proiettate su una parete. Queste ombre, per loro, rappresentano la realtà. Solo quando un prigioniero viene liberato e vede la luce del sole (simbolo del Bene e della Verità) realizza la sua vera natura e la vera natura della realtà.
Questa metafora rappresenta il percorso dell'anima verso la conoscenza e, quindi, verso la libertà. L'ignoranza, rappresentata dalle ombre, incatena l'individuo, mentre la filosofia e l'educazione possono liberarlo, permettendogli di accedere alla verità.
Aristotele ci parla di libertà come la capacità dell'individuo di agire secondo la propria natura razionale. Tale libertà viene realizzata vivendo una vita virtuosa in accordo con la ragione. La sua comprensione della libertà, radicata in un contesto etico e politico, offre profonde intuizioni, ancora oggi rilevanti.
Per Aristotele, ogni entità ha una natura o essenza specifica e una finalità (τέλος) verso la quale tende. Nel contesto degli esseri umani, la libertà si intreccia con la realizzazione del nostro telos, cioè la virtù e il benessere (εὐδαιμονία). La libertà, quindi, non è semplicemente la capacità di fare ciò che si desidera, ma la capacità di fare ciò che è in armonia con la nostra natura razionale e sociale.
Nell'“Etica Nicomachea”, Aristotele sviluppa la sua teoria della virtù, sostenendo che la vera libertà si realizza vivendo secondo la retta ragione. Questo comporta evitare gli eccessi e cercare la giusta misura in tutte le azioni e le passioni. Essere liberi, in questo contesto, significa avere il controllo delle proprie passioni e desideri, piuttosto che essere dominati da essi.
Inoltre Aristotele vede l'essere umano come un ‘animale politico’ (πολιτικὸν ζῷον), sottolineando l'importanza della comunità per la realizzazione individuale.
Con l'avvento del Cristianesimo, la libertà acquisisce una dimensione spirituale. Agostino la vede come la capacità dell'anima di scegliere il bene, mentre per Tommaso d'Aquino essa si realizza seguendo la legge naturale inscritta in ciascuno di noi.
L'Oriente e la libertà come armonia interiore
Se l'Occidente ha avuto Socrate, Platone e Aristotele a delineare le sue prime concezioni di libertà, anche in Oriente il concetto è stato esplorato profondamente nelle diverse tradizioni offrono una prospettiva ricca e diversificata sulla libertà.
La visione buddhista della libertà è inestricabilmente legata al concetto di samsara, il ciclo infinito di nascita, morte e rinascita. La vera libertà, per il Buddha, è la liberazione (Nirvana) da questo ciclo incessante e dal dolore che lo accompagna. Attraverso la pratica della Via di Mezzo, la meditazione e il seguimento dell'Ottuplice Sentiero, l'individuo può liberarsi dalle catene dell'attaccamento, dell'ignoranza e dell'odio.
Il Taoismo, con le sue radici nelle antiche scritture come il "Tao Te Ching" di Lao Tsé, concepisce la libertà come un fluire armonioso con il Tao, il principio fondamentale che permea e guida l'universo. Resistere o andare contro il Tao porta a conflitti e sofferenza, mentre vivere in armonia con esso porta a una libertà profonda, una pace interiore e un agire senza sforzo.
Mentre il Taoismo enfatizza un ritiro dalla società e un fluire con la natura, il Confucianesimo si concentra sulla vita sociale e sulle relazioni umane. Per Confucio, la libertà non è un ritiro dal mondo, ma piuttosto un'armonia raggiunta attraverso la retta condotta, la pietà filiale e il rispetto dei rituali. La libertà, in questo contesto, è intrinseca alla realizzazione del proprio ruolo nella società in modo virtuoso.
L'Induismo, con la sua vasta gamma di testi e tradizioni, offre diverse concezioni di libertà. Tuttavia, un concetto centrale è quello di Moksha - la liberazione dal ciclo del samsara. Simile al Nirvana buddhista, Moksha rappresenta la realizzazione della natura eterna dell'Atman (l'anima individuale) e la sua unione con Brahman, la realtà ultima. Questa liberazione è la suprema libertà, la fine della dualità e della sofferenza.
Convergenze e Divergenze
Sebbene vi siano evidenti differenze tra le tradizioni filosofiche orientali e occidentali, esiste una sorprendente convergenza nella visione della libertà come realizzazione di una più profonda verità interiore.
L'Occidente tende a enfatizzare l'autodeterminazione, mentre l'Oriente si concentra sull'armonia con un ordine superiore.
Tuttavia, entrambe le tradizioni riconoscono che la vera libertà va oltre la mera assenza di costrizioni esterne, ed è un viaggio profondo alla scoperta di sé.
Sia in Oriente che in Occidente, la libertà risuona come un desiderio universale di realizzazione e comprensione.
Le due facce della Libertà: "Libertà di" e "Libertà da"
Facciamo ora un salto di un paio di millenni e atterriamo nel presente. Cos’è per noi oggi, nella nostra vita quotidiana la ‘libertà’?
Se ce lo chiediamo, ci accorgiamo subito che essa si manifesta in due modalità: "libertà di" e "libertà da". Queste non costituiscono una alternativa ma sono, piuttosto, complementari e insieme ci offrono una visione ricca e articolata su ciò che significa essere liberi.
La "libertà di" si riferisce alla capacità di agire, di esprimersi, di perseguire i propri obiettivi e di realizzare il proprio potenziale. Questa interpretazione della libertà è spesso associata all'idea di autonomia e auto-realizzazione e si manifesta, ad esempio come libertà di parola, di religione o di associazione.
La "libertà di", quindi, è essenziale tanto per lo sviluppo individuale quanto per l’evoluzione della società.
La "libertà da", invece, sottolinea l'aspetto dell'essere liberi da costrizioni esterne o interne. Queste costrizioni possono essere tangibili, come la povertà o l'oppressione, o intangibili, come le paure o le insicurezze.
Isaiah Berlin, filosofo del ‘900 che ha esplorato questa duplice interpretazione, ha sottolineato come la "libertà da" sia cruciale per evitare la tirannia e l'oppressione. Per lui, essere liberi da interferenze esterne è un prerequisito per realizzare la propria "libertà di".
Nonostante le distinzioni, appare evidente come le due interpretazioni di ‘libertà’ siano strettamente interconnesse. Senza la "libertà da" costrizioni, la "libertà di" agire è limitata. Allo stesso modo, se non esercitiamo attivamente la nostra "libertà di", potremmo ritrovarci imprigionati in catene invisibili, limitando la nostra "libertà da".
Il filosofo Jean-Paul Sartre ha esplorato questa tensione attraverso il suo concetto di libertà come condanna. Per Sartre, siamo "condannati" ad essere liberi, il che significa che siamo costantemente chiamati a fare scelte e ad assumercene la responsabilità.
In un mondo in cui le sfide alla libertà sono in continua evoluzione, avere una chiara visione di entrambe le sfaccettature ci permette di navigare con maggiore consapevolezza nel presente e verso un futuro che, anche in virtù dei rapidi e complessi sviluppi della geopolitica e della tecnologia presenta rischi, talvolta invisibili, che potremmo sottovalutare.
La libertà come educazione, responsabilità e dialogo
Vorrei concludere rivolgendo il pensiero a don Lorenzo Milani, del quale l’opera e la vita sono impregnate di una costante riflessione sulla libertà, non solo come diritto civile, ma come una profonda responsabilità individuale e collettiva.
Nella sua scuola di Barbiana, tra le colline toscane, questo prete rivoluzionario ha costruito una visione che ancora oggi risuona potente e attuale, una pedagogia della libertà. Libertà = Educazione.
Nella scuola di Barbiana, infatti, l'istruzione non è vista solo come trasmissione di conoscenza, ma come mezzo di emancipazione. Per don Milani, l'alfabetizzazione e l'educazione sono strumenti fondamentali per affrancarsi dall'ignoranza e dalla passività.
Il suo celebre motto "I care" (mi importa) esprime questa urgenza: la responsabilità di ciascuno di informarsi, di formarsi e di agire.
La libertà, per don Milani, non è solo un concetto filosofico, ma una realtà vissuta. Nel suo scritto "Esperienze pastorali", emerge l'idea che la vera libertà non sia semplicemente la mancanza di costrizioni, ma una scelta attiva di responsabilità verso se stessi e la comunità.
Essere liberi significa anche avere il coraggio di andare controcorrente, di sfidare le ingiustizie e di dare voce ai senza voce. Ma questa ribellione, per don Milani, non è fine a se stessa: è sempre guidata da un profondo senso etico e da un amore per il prossimo.
Nelle lettere di don Milani, il dialogo emerge come strumento essenziale per la libertà. Il confronto, anche aspro, con chi la pensa diversamente è visto come una via per affinare le proprie idee e per costruire ponti in una società spesso divisa.
L'eredità di don Milani ci offre una visione della libertà che va oltre le disquisizioni ideologiche. La sua vita e i suoi scritti ci ricordano che la libertà è un percorso, una scelta quotidiana di responsabilità e amore.
In un mondo in cui la libertà è spesso ridotta a slogan o compromessa da interessi di parte, la voce di don Milani ci invita ad assumerci la nostra responsabilità di essere liberi - come individui e come comunità - e, pertanto, a riscoprire il valore profondo e trasformativo della libertà autentica.