Molti anni fa, all'inizio degli anni 2000, un giovane artista americano, un certo James L. Harmon, aveva eletto, come tanti prima e dopo di lui, le "Lettere a un giovane poeta" di Rainer Maria Rilke a suo libro guida. Per chi non lo conosce, il libro è una raccolta di dieci lettere di grande ispirazione scritte tra il 1902 e il 1908 dal poeta Rilke a Franz Kappus, che, come James era un giovane artista in difficoltà alla ricerca di una guida nel suo mondo.
Rilke, nelle sue lettere, tocca tutte le preoccupazioni che può avere una persona giovane: l'amore, il dubbio, la paura, il sesso e, soprattutto, l'arte.
Sebbene le sue parole siano senza tempo e il libro, come scrive James, fosse diventato "praticamente la mia bibbia", questo si rendeva conto di vivere in un'epoca diversa e così si avventurò nel progetto di realizzare una versione contemporanea del libro che potesse essere d'aiuto a giovani come lui che avessero nel cuore domande analoghe.
Ai successori di Rilke pose una domanda una domanda semplicissima e sincera: "Se potesse dare un consiglio ai giovani di oggi, quale sarebbe?".
La sua più grande difficoltà fu trovare un editore capace di accettare un progetto autentico e coraggioso perché quello che gli veniva chiesto era di raccogliere contributi da "star televisive di serie B, oratori motivazionali, politici fasulli, conduttori di talk show scadenti e simili. Dovevo evitare Kathie Lee a tutti i costi! E all'orizzonte, una nube tossica di saggezza tiepida e brodosa stava spuntando da una certa serie di libri, che si diffondeva nelle catene di negozi di tutto il mondo. Nel mio piccolo, volevo combattere questa situazione. Quello che l'editore voleva era un libro caldo e appiccicoso con la durata di conservazione di una banana, l'equivalente letterario di "Up with People"
Così continuò a rivolgersi alle persone che lui considerava interessanti. "Ho continuato a sollecitare coloro che ammiravo davvero, la maggior parte dei quali controversi: provocatori schietti, filosofi funky, astuti critici culturali, gadflies sociali, cyberpunks, raconteurs, accademici radicali, fuorilegge letterari e poeti oscuri ma di grande talento" e continuò a trovare porte chiuse dagli editori che volevano un libro commerciale in grado di diventare un best seller.
Così tenne tutte le lettere raccolte per sé per lungo tempo, giovandosene in esclusiva e in privato, fino a qundo quasi dieci anni dopo raggiunti i 30 e un certo successo capì non sarebbe riuscito a creare nulla di nuovo se non avesse prima onorato quel vecchio progetto. "Centinaia e centinaia di persone di talento si erano sedute per mettere il pensiero su carta con la speranza di sollevare lo spirito di un giovane avvilito e forse di altri. Sarei stato un ingrato a non condividere questi pensieri".
Fortuna volle che trovasse anche un editore che credeva nel progetto e "Ho anche iniziato a scrivere a persone che ritenevo potessero avere qualcosa di attuale e originale da dire mentre ci imbarcavamo in un nuovo secolo. E questa volta sono stato più diretto nella mia richiesta (solo perché hai più di trent'anni non significa che tu abbia tutte le risposte). In qualità di giovane trentenne, ho voluto raccogliere le opinioni di coloro che ritenevo avessero davvero visto, fatto, vissuto e sopravvissuto. Queste sono le persone con più di trent'anni di cui ci si può fidare".
Ne è venuto fuori "Take my advice: Letters to the Next Generation from People Who Know a Thing or Two",un libro che ho scoperto grazie a Maria Popova che da più di quindici anni cura un blog da cui ho tratto e traggo moltissima ispirazione.
Da "Take my advice" vi propongo oggi la lettera scritta da Martha Nussbaum, una filosofa contemporanea che per noi di Bottega Filosofica costituisce un importante punto di riferimento essendosi spesso focalizzata sulle ineguaglianze nel godimento di libertà e opportunità tra uomini e donne, sulla attuale crisi dei modelli educativi sviluppati al servizio di una visione in cui è dominante l'economia capitalista (ha a lungo collaborato con Amartya Sen), sull'importanza delle per lo sviluppo della persona.
E' una lettera che ci viene preziosa in questo momento delle nostra storia professionale in cui abbiamo deciso di rafforzare ulteriormente il legame tra sostenibilità ambientale e sociale, sostenibilità umana e cura del proprio mondo interiore offrendo ai nostri lettori una proposta pienamente integrata.
Sebbene sia stata scritta all'inizio degli anni 2000, come spesso accade alla filosofia - che è pensiero senza tempo, non contingente - è completamente, e drammaticamente, attuale.
"Non disprezzate il vostro mondo interiore. Questo è il primo e più generale consiglio che vorrei dare...
La nostra società è molto orientata verso l'esterno, molto presa dall'ultimo oggetto nuovo, dall'ultimo pettegolezzo, dall'ultima opportunità di autoaffermazione e di status.
Ma tutti noi iniziamo la nostra vita come bambini indifesi, dipendenti dagli altri per il conforto, il cibo e la sopravvivenza stessa. E anche se sviluppiamo un certo grado di padronanza e indipendenza, rimaniamo sempre spaventosamente deboli e incompleti, dipendenti dagli altri e da un mondo incerto per qualsiasi cosa riusciamo a ottenere.
Crescendo, tutti noi sviluppiamo un'ampia gamma di emozioni che rispondono a questa situazione: la paura che accadano cose brutte e che siamo impotenti ad evitarle; l'amore per coloro che ci aiutano e ci sostengono; il dolore per la perdita di una persona cara; la speranza di cose belle in futuro; la rabbia quando qualcun altro danneggia qualcosa a cui teniamo.
La nostra vita emotiva traccia la nostra incompletezza: una creatura priva di bisogni non avrebbe mai motivi di paura, dolore, speranza o rabbia. Ma proprio per questo motivo spesso ci vergogniamo delle nostre emozioni e delle relazioni di bisogno e di dipendenza ad esse legate. Forse i maschi, nella nostra società, sono particolarmente propensi a vergognarsi di essere incompleti e dipendenti, perché l'immagine dominante della mascolinità dice loro che dovrebbero essere autosufficienti e dominanti.
Così le persone fuggono dal loro mondo interiore di sentimenti e dalla padronanza articolata delle proprie esperienze emotive.
L'attuale letteratura psicologica sulla vita dei ragazzi in America indica che una grande percentuale di ragazzi non è in grado di parlare di come si sentono e di come si sentono gli altri, perché hanno imparato a vergognarsi dei sentimenti e dei bisogni, e a respingerli.
Questo significa che non sanno come gestire le proprie emozioni o come comunicarle agli altri.
Quando hanno paura, non sanno come dirlo e nemmeno come prenderne piena coscienza. Spesso trasformano la propria paura in aggressività. Spesso, inoltre, questa mancanza di una ricca vita interiore li catapulta nella depressione in età avanzata. Tutti noi incontreremo la malattia, la perdita e l'invecchiamento, e non siamo ben preparati a questi eventi inevitabili da una cultura che ci indirizza a pensare solo all'esterno e a misurarci in termini di possesso di oggetti esterni.
Qual è il rimedio a questi mali?
Un tipo di amor proprio che non si sottragga alle parti bisognose e incomplete di sé, ma che le accolga con interesse e curiosità, cercando di sviluppare un linguaggio con cui parlare di bisogni e sentimenti.
La narrazione gioca un ruolo importante nel processo di sviluppo.
Raccontando storie sulla vita degli altri, impariamo a immaginare cosa potrebbe provare un'altra creatura in risposta a vari eventi. Allo stesso tempo, ci identifichiamo con l'altra creatura e impariamo qualcosa su di noi.
Con l'avanzare dell'età, incontriamo storie sempre più complesse - nella letteratura, nel cinema, nell'arte visiva, nella musica - che ci permettono di comprendere in modo più ricco e sottile le emozioni umane e il nostro mondo interiore.
Quindi il mio secondo consiglio, strettamente legato al primo, è: leggete molte storie, ascoltate molta musica e riflettete sul significato che le storie che incontrate hanno per la vostra vita e per quella delle persone che amate.
In questo modo, non sarete soli con un io vuoto; avrete una nuova vita ricca con voi stessi e maggiori possibilità di comunicazione reale con gli altri".