Negli ultimi mesi ci è capitata l’occasione di facilitare alcuni incontri in organizzazioni molto diverse tra loro delle quali facciamo parte.
Quando parliamo di facilitare, come ben scrive Daniela Cadeddu in questo articolo, non parliamo né di coordinare né di moderare un incontro. Queste parole, infatti, non sono sinonimi.
Parliamo propriamente di facilitare. Che cosa? Facilitare delle conversazioni generative, ovvero creare le condizioni perché in quell'ambiente le persone possano conversare sentendosi sicure che quello che dicono sia accolto con rispetto e attenzione, con il desiderio di partecipare portando un loro contributo di valore perché dato con consapevolezza, avendo a cuore non tanto che la propria idea sia accolta dagli altri, quanto piuttosto la co-costruzione di un'idea che è la combinazione, l'alchimia, il frutto armonico dell'intersezione e dell'integrazione dei contributi portati da ciascun/a partecipante.
Mi fa piacere, quindi, illustrare brevemente le esperienze alle quali accennavo.
L’assemblea dei soci di Assobenefit
La prima esperienza l'abbiamo condotta in Assobenefit, la principale associazione di società benefit in Italia, che ha svolto la propria assemblea nei primi giorni di giugno.
Bottega Filosofica è impegnata in uno degli organi della governance di Assobenefit, il Comitato di Gestione del Networking e, nell'ambito di tale comitato ha proposto e poi organizzato e facilitato, nel corso dell’anno, alcuni incontri on line a tema che abbiamo voluto chiamare "Convivii Assobenefit" proprio per sottolinearne l’aspetto conviviale e la dimensione di orizzontalità della partecipazione.
Tali incontri, della durata di tre ore ciascuno, si sono sostanzialmente concretizzati nella opportunità di tutte le persone di confrontarsi liberamente, in plenaria e in sottogruppi, seppure on line, su alcuni temi rilevanti per tutte le imprese partecipanti, portando il proprio contributo di competenza e di esperienza oltre alla proprie domande relativamente a criticità, questioni aperte, sfide.
Questa esperienza ha ricevuto ottimi feedback e quindi, al momento dell'Assemblea – questa volta in presenza - si è pensato di dedicare parte della giornata in cui i soci si ritrovavano per un evento di natura formale, a un momento di conversazione generativa su alcuni dei processi più rilevanti del fare impresa e in particolare i processi di:
- elaborazione delle strategie
- gestione delle performance e dello sviluppo delle persone
- comunicazione e marketing
- controllo della gestione.
L’intento era quello di scambiarsi esperienze su come in questi processi agisce – o pensa di dover agire - in maniera peculiare una società benefit in quanto tale.
Per facilitare questo incontro abbiamo adottato un metodo ispirato all’Open Space Tecnology, una delle tecnologie sociali più note e utilizzate a livello globale per iniziative di questo tipo.
Abbiamo quindi fornito ai partecipanti le ‘regole del gioco’ e proposto alcune domande guida per la conversazione in gruppo avendo cura di riportare in carreggiata le conversazioni quando opportuno. Quella ‘guida gentile’ di cui parla Daniela nel suo articolo già citato.
Le persone si sono quindi ritrovate intorno a un tavolo spontaneamente, in ragione del proprio interesse (avendo cura di non superare il numero di dieci per tavolo), hanno individuato tra di loro un portavoce per la plenaria di condivisione e un time-keeper (ruoli meramente di servizio), hanno avuto modo di conoscersi attraverso una breve presentazione ma, poi, soprattutto di conoscersi attraverso la narrazione di una esperienza, l'espressione del proprio pensiero.
Hanno poi 'annusato il profumo' della co-creazione nella composizione delle visioni ed esperienze emerse in una sintesi che fosse il ‘distillato’ della conversazione svolta intorno a ciascun tavolo da condividere in plenaria.
Il feedback rispetto all’esperienza avuta nelle circa due ore di dialogo è stato positivo. I soci e le socie partecipanti ci hanno detto di aver vissuto un momento in cui si sono si sono sentiti arricchiti e di aver appreso nuove cose dagli altri e, piacevolmente, compartecipi e co-creatori di qualcosa in comune.
Il JazzInn della Fondazione Ampioraggio
La seconda esperienza, più complessa e più lunga che abbiamo fatto negli ultimi mesi, è quella del dell'evento JazzInn della Fondazione Ampioraggio, una Fondazione di Partecipazione che ha recentemente ottenuto riconoscimento formale e che già dal 2016 è impegnata nel portare “l'innovazione fuori dai luoghi comuni” come recita il suo payoff.
Si tratta di parole chiave, nel senso che l'intento della Fondazione è quello di favorire e sostenere l'innovazione, in particolare nelle aree interne del Paese, facendosi promotrice e agevolando l'incontro tra soggetti operanti sul territorio – amministrazioni locali, istituzioni, imprese, associazioni - e organizzazioni, imprese e associazioni che si occupano di innovazione tecnologica e/o innovazione sociale, così da alimentare nuovo sviluppo per i territori, ad esempio attraverso nuove soluzioni a problemi esistenti o spunti progettuali per l’evoluzione economica e sociale.
JazzInn è il principale evento annuale che la Fondazione realizza per dare attuazione al proprio scopo.
Sin dalla progettazione della prima edizione di JazzInn nel 2017, Bottega Filosofica, socia della Fondazione, ha proposto di strutturare gli incontri, il matching, tra i partecipanti adottando metodologie della cosiddetta Art of Hosting.
In particolare è stata adottata – e affinata nel tempo – una modalità di facilitazione mutuata dalla combinazione delle metodologie del World Café e dell’Open Space Tecnology.
L’evento vede la realizzazione di diversi round di conversazione, nei diversi giorni, intorno a tavoli ciascuno dei quali è ‘tenuto’ da un/una Case giver che ha un’idea o un progetto da sviluppare, un problema da risolvere, una questione o una opportunità da esplorare.
Attorno al tavolo si siedono, spontaneamente, altri partecipanti all’evento che si avvicinano per portare il proprio contributo di idee o di expertise o anche, in casi particolari, l’offerta del proprio business.
La finalità primaria della conversazione è quella di mettere al servizio del/della Case giver una molteplicità diversificata di competenze e di esperienze per aiutarlo/a attraverso la generazione di intelligenza collettiva, ad impostare il lavoro necessario per raggiungere, successivamente, il proprio obiettivo di innovazione.
Nel tempo l’esperienza ha portato la Fondazione a valutare l'opportunità di integrare i tavoli anche con un facilitatore o una facilitatrice per rendere più fluide, focalizzate ed efficaci le conversazioni. Questo sempre e comunque in una logica di piena orizzontalità e di servizio reciproco.
Tra gli associati si sono autocandidati, quindi, alcuni/e aspiranti facilitatori e facilitatrici, nessuno professionista, per formare un team di facilitazione.
Questo ha richiesto, da parte di Bottega Filosofica, di mettere a punto e realizzare un breve percorso di consapevolezza e apprendimento per il team che si andava formando.
Consapevolezza di cosa? Innanzitutto della differenza tra facilitare e moderare e coordinare. E apprendimento di uno schema generale di svolgimento delle conversazioni, di qualche tecnica e di qualche strumento per ben facilitare.
In sintesi, creare quel minimo di competenza comune per garantire che ciascun tavolo lavorasse in una maniera efficace per il tavolo e per l'organizzazione nel suo complesso, in particolare riguardo alla sintesi di quanto emerso dalle diverse conversazioni per l’apprendimento di tutte e tutti i partecipanti.
Anche qui l'esperienza è stata giudicata molto positiva sia dai facilitatori e dalle facilitatrici - dal team che naturalmente si è costituito ed è cresciuto insieme - sia dai/dalle Case giver sia dagli altri partecipanti ai tavoli che hanno trovato questa guida gentile molto efficace per raggiungere risultati interessanti e di valore per tutti e tutte.
WallsDown a Pollenzo – Il viaggio della sostenibilità
L'ultima delle esperienze che ho piacere di raccontare brevemente, è quella che abbiamo fatto lo scorso 5 luglio nell'ambito dell'iniziativa WallsDown dell'associazione Il Quinto Ampliamento, in collaborazione con l'Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
WallsDown è nata, come dice la parola stessa, per “abbattere i muri” tra organizzazioni del mondo profit e organizzazioni del mondo no profit nella profonda convinzione che ci sia reciprocamente da apprendere qualcosa che ha grande valore e, in questa contaminazione, poter anche rendere disponibile a potenziali interlocutori esterni una prospettiva più ricca e sfaccettata.
Proprio questo è stato messo in campo in questo primo evento svolto in collaborazione con l'Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo che era volto a ragionare insieme, membri e sostenitori delle due organizzazioni, su un ipotetico “Viaggio della Sostenibilità”.
Una giornata in presenza per condividere le esperienze raggruppate in quattro tappe ideali:
- pianificazione del viaggio (strategia, obiettivi e azioni)
- innovazione tecnologica e sociale
- modelli organizzativi interessanti (ad esempio le comunità energetiche)
- valutazione di impatto e rendicontazione.
Nel progettare questo percorso in WallsDown, ci siamo resi conto che il presupposto di efficacia di un tale viaggio era di tipo culturale, ovvero che fosse necessario condividere, co-costruire, preliminarmente, un significato comune per il termine Sostenibilità.
Che cosa significa veramente per tutte le persone e le organizzazioni partecipanti?
Sappiamo bene che in questo periodo è un termine il cui significato diamo facilmente per scontato.
Quando però andiamo ad approfondire, ci rendiamo conto che in campo c’è una molteplicità di significati differenti: ci si limita alla sola sostenibilità ambientale o si guarda ad ambiti più ampi, è una questione di compliance, è un tema organizzativo o è una chiave interpretativa sistemica, solo per citarne qualcuno.
Consapevoli di questo, abbiamo scelto di dedicare la mattina dell'incontro alla realizzazione di un World Café finalizzato a co-costruire una comune visione sul significato del termine 'sostenibilità' e poi anche sulle questioni emergenti nei sistemi rispetto alla sostenibilità e su quali sfide di natura culturale i sistemi, le organizzazioni, le imprese si trovano ad affrontare per potersi avviare su un percorso virtuoso volto ad essere sempre più sostenibili.
Anche in questo caso Bottega Filosofica ha offerto la progettazione e la facilitazione dell’esperienza che è stata arricchita dal contributo di una facilitatrice visuale che ha portato su carta, in maniera molto efficace e gradevole, le sintesi delle conversazioni avvenute condivise nel momento nel momento conclusivo dell’attività.
Anche in questo caso i presenti hanno apprezzato l'esperienza trovandola generativa di nuove prospettive e idee, ricca e motivante.
In sintesi
La facilitazione orizzontale è una opportunità ancora poco conosciuta in Italia e utilizzata molto al di sotto delle sue potenzialità. Consente però, in un tempo molto breve ,di raccogliere e comporre e in un unico 'affresco' moltissime informazioni e idee affidando a tutte le persone presenti un ruolo attivo e propositivo.
Una opportunità molto preziosa per ri-generare i modi di condurre i nostri incontri nelle imprese, nelle organizzazioni anche di tipo molto diverso e nelle comunità che, inoltre, favorendo l'informalità, alimenta relazioni più autentiche.