L’ascolto come base di una consulenza efficace

condividi l'articolo su:



​L'ascolto è un potente strumento per conoscere a fondo le persone, i loro bisogni, desideri, potenzialità e capacità di contributo.

Non solo l'ascolto conversazionale, ma nel più ampio senso di sincero interesse per il punto di vista altrui perché, come scrive Steve Goodier:" la chiave per un buon ascolto non è la tecnica, è il desiderio.”

Desiderio delle organizzazioni di conoscere le proprie persone per crescere insieme, desiderio nostro, come consulenti, di conoscere le nostre clienti (persone, aziende, organizzazioni, comunità) per supportarle al meglio nel loro sviluppo e nel realizzare il loro desiderio diessere migliori per sé e per il mondo.

Cambiare il paradigma della consulenza

Per lungo tempo -e in parte ancora - ha prevalso un modello di consulenza esogeno.

I vertici dell'organizzazione registrano una difficoltà, ne identificano - più o meno autonomamente - la causa e ingaggiano consulenti per la soluzione.

La soluzione viene ‘importata’ dall'esterno verso i vertici dell'organizzazione che a loro volta la calano all’interno.

Se questo processo poteva avere una sua efficacia in passato - quando i modelli organizzativi erano omogenei, la minore globalizzazione consentiva, nel bene e nel male, di seguire i propri ritmi e anche i problemi erano, per così dire, più lenti e standardizzati - oggi non è più così.

Soprattutto non è così - e non lo è mai stato - se consideriamo l'organizzazione come un ecosistema che si caratterizza per la combinazione dei suoi componenti (le persone che ci lavorano e, in senso più ampio, interagiscono) e che, a meno di fermarsi a un’osservazione estremamente superficiale, è unico e non può essere categorizzato.

Guardando all'organizzazione come un organismo unico nella sua composizione, nelle sue potenzialità e criticità, come nelle sue ambizioni e paure, la ricerca delle migliori soluzioni di sviluppo non può che essere endogena.

Ecco allora che il ruolo della consulenza cambia: da portatrice a facilitatrice di soluzioni.

Come?

Da coach, studiose e appassionate di filosofia e, soprattutto, da persone che hanno dedicato 20/30 anni della propria vita professionale all'interno di aziende (e poi accanto) siamo convinte che il modo migliore consista nel porre domande che aiutino l'organizzazione a esplorare se stessa, indagare le radici delle difficoltà, (ri)scoprire i germogli delle potenzialità e coltivare le opportunità.

Il compito della consulenza non consiste nel portare soluzioni ma nell'ascolto profondo e in un dialogo generativo che contribuisca all'emersione della soluzione.

Qual è il vantaggio per l'organizzazione? Le soluzioni così generate:

• sono più coerenti con i valori e i principi che la guidano

• essendo il frutto di un lavoro interno sono condivise e quindi le persone si sentono più coinvolte e responsabili della loro realizzazione

• vengono più facilmente portare avanti anche nelle difficoltà perché frutto di scelte consapevoli

• diventano un modello di processo decisionale autonomamente replicabile in futuro.


Gli strumenti per favorire l’ascolto

Ci sono diversi strumenti per favorire l'ascolto, utilizzabili a diversi livelli e in base alla quantità di interlocutori e interlocutrici.

Ciò che li accomuna è la regola che ciascun individuo, gruppo, ruolo è contemporaneamente interlocutore di se stesso e degli altri.

Senza entrare nel dettaglio (oggetto di altri articoli) possiamo schematizzare gli strumenti come segue:

• su grandi platee sono efficaci le c.d. survey: una serie di domande su uno specifico tema che si vuole indagare che, in forma anonima e aggregata, rilevano il sentire diffuso e la percezione delle persone coinvolte nelle decisionie dalle azioni dell'organizzazioni. Si tratta di domande per lo più a risposta multipla o per gradi di adesione o riconoscimento, che possono essere accompagnate da domande a risposta aperta, per raccogliere suggerimenti e proposte o per consentire di meglio esplicitare la propria opinione

• con gruppi più contenuti risultano efficaci metodologie partecipative - come il World cafè, i focus group e altre - che pongono le persone in dialogo tra loro (intorno a domande predeter¬minate) per favorire l'ascolto reciproco, il dialogo e la cogenerazione.

• con soggetti portatori di specifici interessi o relazioni con l'organizzazione (es. clienti o fornitori) si possono utilizzare le stakeholder interview attraverso le quali questi soggetti contribuiscono dalla propria posizione

• infine, i dialoghi, i feedback e le conversazioni generative.


Utilizzando tutti questi strumenti, o meglio, tutti quelli utilizzabili per le proprie dimensioni e la propria sfida, l'organizzazione ha la possibilità di conoscersi nel profondo, di conoscere i veri ostacoli al proprio sviluppo e di far emergere tutte le potenzialità - spesso inesplorate e sconosciute - per accelerarlo.

Compito della consulenza, pertanto, è supportare l'organizzazione:

• nella scelta degli strumenti

• nell'identificazione delle priorità da indagare

• nella redazione di 'domande potenti 'che stimolino la riflessione e il contributo nell'elaborazione delle risposte

• nella conversione di emozioni, pensieri, sensazioni, idee in azioni concrete.

Come già detto, in questo modo l'organizzazione potrà adottare soluzioni endogene, coerenti e sostenibili - sotto il profilo valoriale, umano ed economico - e , quindi, efficaci.

Soluzioni che solo quell'organizzazione, nella sua speciale e unica combinazione umana di menti, cuori e mani, può realizzare.​