La sostenibilità è anche un mondo interiore

condividi l'articolo su:

Il 25 settembre 2015 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato all'unanimità la Risoluzione che ha dato vita all'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Un documento per sua stessa ammissione ambizioso e sfidante, strutturato intorno a 5 aree che da allora sono diventate Le 5P della sostenibilità: Persone, Pianeta Prosperità, Pace e Partnership.

La portata della sfida è espressa chiaramente nella Dichiarazione: "Possiamo essere la prima generazione a porrefine alla povertà; così come potremmo essere l'ultima ad averela possibilità di salvare il pianeta".

Per questo motivo:"Il nostro viaggio coinvolgerà governi (...) la società civile, le imprese e il settore privato, (...) e tutte le persone”.

Siamo quindi tutte e tutti chiamati a fare la nostra parte nel raggiungimento degli Obiettivi, individualmente e collettivamente, senza esclusioni.

Cosa è successo finora

Non molto verrebbe da dire. Il raggiungimento di alcuni obiettivi per il Pianeta è stato rinviato al 2050 e su Pace e Prosperità l'attualità ci racconta di passi indietro piuttosto che avanti.

Perché tutto questo?

Secondo noi perché le Persone non sono (non erano) state messe in condizione di agire per il conseguimento di questi obiettivi. E allora i pensieri (alibi?) erano:"Se non riescono i Governi, certo non posso io azzerare la fame o la povertà”. "Io non possofermare una guerra”. “C'è una crisi globale, io - con la mia sola azienda - non posso generare crescita economica per il Paese”, ecc..

Se ci segui da un po' sai che due anni fa abbiamo pubblicato una guida - SDGs per tutti - per declinare e applicare gli Obiettivi nella quotidianità.

Ma sentivamo che mancava qualcosa: il tema non era tanto le azioni da compiere quanto sentire - come persone e organizzazioni - di esser capaci di compierle e, soprattutto, di mantenerle rendendole uno stile di vita individuale,comunitario e aziendale - sostenibile nel tempo e replicabile in diversi contesti. 

L'opportunità degli Inner Development Goals

Nel 2020 un gruppo di ricercatori, esperti e consulenti in leadership e sostenibilità ha dato vita agli Inner Development Goals (Obiettivi di Sviluppo Interiore) per supportare lo sviluppo delle capacità interiori necessarie a sostenere la realizzazione degli SDGs.

Da una ricerca condotta su oltre 1000 soggetti, provenienti per lo più dal settore privato, è nato un framework di competenze con 5 aree e 23 competenze trasformazionali.

Intorno ad esse si è costituita una comunità - che oggi conta oltre 3000 partecipanti - che, a partire dal framework, contribuisce attivamente a esplorare le qualità, le capacità e le competenze (cognitive ed emotive) individuali e collettive necessarie a sostenere il cambiamento culturale - nelle organizzazioni private e nelle istituzioni - per realizzare uno sviluppo sostenibile. 

Questa opportunità ci ha subito risuonato per la sua prospettiva sistemica, olonomica preferiamo dire (ispirate dal libro Holonomics che abbiamo contribuito a pubblicare in Italia), che va oltre il modello delle ‘buone pratiche’, per definire uno stile di vita che - basandosi su discipline scientifiche, filosofia e spiritualità - coinvolge testa, cuore e mani.

Inner Development Goals: perché sono importanti

L'importanza degli IDGs si manifesta a più livelli:

  • supportano chi voglia concretamente agire per la sostenibilità nell'orientare le proprie energie verso ciò che è davvero necessario a quell’agire
  • favoriscono lo sviluppo di competenze utili alle persone in prospettive più ampie e spendibili in ogni ambito della vita e del lavoro, per migliorare l'autoconsapevolezza, le relazioni, il pensiero sistemico, la concretezza
  • sviluppano leadership funzionale più che situazionale
  • rappresentano un framework per la realizzazione degli obiettivi ESG (Environmental, Social, Governance) delle aziende, con tutte le conseguenti ricadute positive in ambito reputazionale ed economico- finanziario.

Porre l'attenzione sulle qualità e competenze identificate dagli IDGs nelle organizzazioni, consente di sviluppare persone più consapevoli, coinvolte, responsabili e positive, aumentandone il benessere con conseguente aumento del benessere delle organizzazioni stesse come sistemi.

Seppure nati con un intento di sviluppo individuale, gli IDGs si dimostrano così una grande opportunità sotto il profilo dello sviluppo organizzativo.

Vediamo come.

Area 1. Essere - Relazione con sé

Coltivare la nostra vita interiore e sviluppare e approfondire la relazione con i nostri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche, ci aiuta a esser presenti e a fronteggiare la complessità in modo propositivo e non reattivo.

Complessità è una delle parole mantra di questi ultimi anni.

La globalizzazione, con tutto ciò che comporta nel bene e nel male, impatta sulle organizzazioni di ogni settore e dimensione.

Eventi imprevisti e imprevedibili (pandemie, conflitti, crisi energetiche, crisi finanziarie) richiedono persone capaci di essere non più solo resilienti ma antifragili, in grado di cogliere le opportunità nelle sfide e di gestire - emotivamente prima che operativamente - le crisi.

Persone dotate di senso di responsabilità, impegnate nel realizzare anche il bene comune invece che solo il proprio interesse, autentiche, curiose, aperte al cambiamento e orientateallo sviluppo.

Tutto questo impegno deve essere sostenuto dalla capacità di governare le proprie energie, i pensieri e le emozioni, per mantenere l’attenzione al ‘qui e ora’. Capacità che deve e può essere acquisita, rafforzata e sviluppata nel tempo.

Area 2. Pensiero - Competenze cognitive

Sviluppare le nostre competenze cognitive accogliendo prospettive differenti,valutando le informazioni e considerando il mondo come un insieme interconnesso, è fondamentale per prendere decisioni sagge.

Qui siamo nell'ambito delle competenze di leadership e innovazione.

Quest'area attiene a:

  • la capacità di Visione (con la v maiuscola)
  • l’orientamento al lungo periodo (che tanto manca alla dirigenza delle nostre aziende spesso limitata al tempo della propria permanenza in ruolo)
  • il pensiero critico che scardina modelli superati per innovare e crescere
  • la capacità di lavorare in sistemi complessi e interconnessi, sapendo ‘maneggiare’ l’ignoto.

Chi abbia l’onere e l’onore di guidare un team o un’intera organizzazione, così come di innovare prodotti, servizi e processi deve essere in grado – forse oggi più che in passato – di abbandonare i lidi sicuri del “si è sempre fatto così” per rivolgere attenzione ed energie verso ciò che ancora non è ma deve e potrà essere.

Area 3. Relazioni - Avere cura degli Altri e del Mondo

Si dice che la leadership aziendale è fatta per il 20% di competenze tecniche e per l'80% di relazioni, e l'esperienza ci dice che è effettivamente così.

Non c'è leader senza follower, non possiamo guidare chi non ci vuole seguire.

Il ruolo basta solo a "far fare i compiti", non è sufficiente a impegnare le persone in un percorso di crescita, innovazione e sviluppo.

E a poco servono premi e minacce (in tempi di grandi dimissioni ancora meno).

Quest'area ci offre spunti sicuramente utili nella vita professionale e altrettanto in quella personale:

  • approcciare le altre persone con senso di apprezzamento, gratitudine e gioia (perché chiunque porta alle nostre vite un contributo di esperienze, conoscenze, competenze e relazioni)
  • essere consapevoli che siamo parte di qualcosa di più grande di noi (una comunità, un'organizzazione, l'umanità o l'ecosistema globale) su cui - inevitabilmente - il nostro agire ha impatto
  • essere in grado di agire in sintonia con le esigenze della situazione senza egoismo
  • essere capaci di relazionarsi con le persone (e con sé) con empatia e compassione.

Quante volte abbiamo sentito dire che le persone non lasciano le aziende ma i loro capi? Come  cambierebbe la retention in azienda se le persone fossero guidate da manager capaci di sviluppare relazioni (professionali non amicali) di qualità?

Area 4. Collaborare - Competenze sociali

Per progredire su questioni condivise, abbiamo bisogno di sviluppare le nostre capacità di includere, dare spazio e comunicare con persone con differenti valori, capacità e competenze.

Includere significa valorizzare le differenze e arricchirsi delle unicità di ciascuno e ciascuna.

L'inclusione è un'altra delle grandi sfide del nostro tempo, non solo per gli adempimenti normativi che impongono regole ma perché le persone - soprattutto nelle nuove generazioni - sono sempre più consapevoli della propria identità (in senso ampio) e meno disponibili a essere ingabbiate in categorie e stereotipi.

Ecco allora che avere un approccio mentale inclusivo e un atteggiamento co-operativo e co-generativo sono essenziali per ottenere il meglio dalle persone che, sentendosi in un ambiente sicuro, sono più propense a esporsi e portare contributo.

Area 5. Agire - Guidare il cambiamento

Qualità come coraggio e ottimismo ci aiutano ad acquisire vero potere, rompere vecchi schemi, generare idee originali e agire con perseveranza in tempi complessi.

Coraggio, ottimismo e perseveranza sono le caratteristiche che accomunano chi fa ricerca scientifica, chi fa innovazione e chi fa impresa.

Il coraggio di difendere le proprie idee, di prendere decisioni e di trasformare quelle decisioni in azioni, anche - se necessario - sfidando e sconvolgendo prassi, procedure e punti di vista consolidati per creare nuovi modelli.

L'ottimismo non è cieca fiducia che andrà tutto bene ma la convinzione di poter portare un cambiamento significativo.

Infine, la perseveranza, ovvero la capacità di mantenere alti impegno e determinazione anche quando i risultati tardano ad arrivare.

Noi e gli IDGs

Leggendoli ci siamo subito identificate per tutto ciò che facciamo (nel perché, nel cosa e nel come) al nostro interno - tra noi e per noi - e con le persone e organizzazioni clienti, così come con le comunità e i territori che quest'anno ci vedranno ancora più protagoniste attive di iniziative e progetti.

Gli IDGs ci sembrano un’ottima mappa di sviluppo personale e professionale per chi voglia avere un “impatto positivo sul proprio ecosistema” (come recita la nostra mission).

Sono una bussola per orientarsi verso quella transizione culturale che sola può concretizzare e rendere stabili nel tempo gli interventi delle organizzazioni per essere progressivamente più sostenibili – sotto il profilo ambientale, sociale, umano ed economico - e onorare i criteri ESG.

Una bussola che maneggiamo da tempo e che mettiamo a disposizione dei nostri clienti, per navigare insieme verso il futuro desiderato.