Nuove prospettive per le sfide globali

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Questo mese esploriamo l'Inner Development Goal della Capacità di prospettiva. All'interno del Framework IDG è nella dimensione Pensare e definita come la "abilità nel cercare, comprendere e utilizzare attivamente le intuizioni provenienti da prospettive contrastanti".

Non un pensare casuale e cognitivamente reattivo (osservo qualcosa e mi creo un'opinio­ne); ma un pensare intenzionale, esplorativo, profondo e finalizzato alla costruzione di relazioni, azioni, sviluppo - nel senso di liberazione da vincoli (viluppi) - individuale e del sistema.

Un’abilità trasversale

Un' abilità che - a ben vedere - coinvolge tutte le dimensioni del Framework.

Essere

È nella nostra natura umana tendere ad accogliere ciò che è coerente con le nostre convinzioni, che non mette in discussione ciò che per noi è 'vero'.

Scegliere di cercare e accogliere prospettive contrastanti - tra loro e con le nostre- richiede una grande connessione con il nostro sé, una bussola interiore che ci orienti e un'apertura mentale che ci consenta di accogliere queste prospettive senza sentire le nostre aggredite e senza perderci in elucubrazioni vane.

Pensare

Questa è la sua dimensione e qui è sostenuta dall'abilità di esaminare e valutare le diverse prospettive (Pensiero critico) e da quella di dare un senso alla realtà come un insieme interconnesso di elementi noti e ignoti (creazione di senso) che possiamo sforzarci di comprendere per provare - perché no - anche a scrivere una storia diversa, senza subire gli eventi.

Relazionarsi

Questa dimensione ci sostiene nella consapevolezza che siamo parte di un sistema più ampio, che va oltre il nostro sguardo, nel tempo e nello spazio.

Passando da una posizione ego-riferente a una eco- siamo in grado di ampliare il nostro sguardo includendone altri e arricchendoci così di altre prospettive, anche molto distanti dalle nostre

Collaborare

La capacità di prospettiva è fondamentale per sviluppare questa dimensione. Solo nutrendo un sincero desiderio di arricchirci di nuovi sguardi saremo in grado di attivare onestamente un ascolto profondo, conversazioni autentiche, e di gestire in maniera costruttiva i conflitti che possono nascere dal confronto di posizioni divergenti.

Erroneamente, si pensa che l'efficacia della collaborazione nasca dall'omologazione delle prospettive, dalla mediazione delle posizioni, dal compromesso. I conflitti sono la naturale conseguenza della difesa delle proprie opinioni soprattutto quando il campo di confronto (sia esso un'idea, un progetto o una comunità/organizzazione) sta particolar­mente a cuore.

Quando ciò avviene in un ambiente (fisico e psicologico) sicuro e in cui le relazioni sono fondate sulla fiducia, il conflitto è un efficace strumento per far emergere le differenti prospettive e anche una naturale conseguenza di questo.

Chi abbia mai praticato il brainstorming (o altre esperienze simili) potrà confermare che è proprio dal confronto tra sguardi e posizioni anche molto differenti che nascono le più significative intuizioni e le più rivoluzionarie innovazioni.

Accogliere prospettive differenti non significa rinunciare o rinnegare le proprie. È invece un modo per arricchirle. Ciò risulta particolarmente evidente quando si parla di inclusione e - ancora di più - di equità.

Dal nostro punto di vista, includere non significa annettere e neppure accogliere.

È una postura mentale - prima ancora che comportamentale - che allarga il proprio sguardo per arricchirsi di altri punti di vista e renderlo così più ampio. Un po' ciò che accade tra scattare una foto a inquadratura fissa e una foto a 360º.

La capacità di prospettiva ha anche molto a che fare con l'equità.

Contrariamente al principio di uguaglianza, il principio di equità si fonda sul presupposto che siamo tutti differenti e che quindi contesti, situazioni e ambienti che per una persona sono vantaggiosi o neutri, per un'altra possono esser svantaggiosi. Avere la capacità di osservare da diverse prospettive ci consente di vedere queste differenze e di far emergere soluzioni che rimuovano gli ostacoli identificati senza generarne altri per noi o per altri soggetti o gruppi.

In questo modo siamo stimolati ad agire e a mobilitare altre persone ad agire con noi per un obiettivo condiviso.

Agire

Nella definizione del Framework, come abbiamo già detto, la capacità di prospettiva non ha la funzione di cercare e comprendere prospettive diverse e perfino contrastanti come mero esercizio cognitivo, ma di utilizzare le contaminazioni e le intuizioni che ne emergono attivamente.

Le qualità presentate in questa dimensione ci aiutano a superare il nostro senso di impotenza di fronte alle grandi sfide del nostro tempo e ci aiutano a coltivare la nostra capacità di prospettiva.

Occorre il coraggio di difendere i nostri valori e, al contempo, di mettere in discussione le nostre opinioni senza temere che ciò si trasformi in un giudizio su di noi.

Occorre la capacità creativa di trasformare le intuizioni emerse in idee strutturate e in concrete innovazioni che generino impatti positivi per noi, per le nostre comunità e per il Mondo.

Occorre l'ottimismo di credere che possiamo contribuire a un cambiamento positivo.

Occorre, infine, la perseveranza per continuare a far maturare le intuizioni, arricchirle progressivamente di ulteriori prospettive e continuare con determinazione a costruire un presente e un futuro in cui tutte e tutti sentiamo di voler vivere.

Praticare la capacità di prospettiva

Per allenare questa abilità, troviamo particolarmente utile l'esercizio delle 4 lenti di Robin Shohet, esperto e studioso di supervisione.

Per Shohet possiamo guardare eventi e relazioni attraverso 4 lenti:

  1. Paura. Questa lente ci spinge a guardare con il filtro dell’insicurezza e del pericolo. La paura è un’emozione naturale e primordiale, che ci protegge ma - allo stesso tempo – restringe il nostro sguardo e ci blocca davanti ai cambiamenti, intrappolandoci nell’insicurezza.
  2. Giudizio. La lente del giudizio ci distoglie dall’osservazione curiosa e critica e ci impegna a valutare secondo binomi di giusto – sbagliato, vero – falso, buono – cattivo, che limitano la nostra prospettiva. Il giudizio crea distanza, ci isola e toglie connessione anche con la nostra consapevolezza.
  3. Curiosità. Questa è la lente dell’esplorazione, del desiderio di conoscere e sperimentare senza i filtri del giudizio né i blocchi della paura, come ci accadeva nell’infanzia.
  4. Amore. Attraverso questa lente guardiamo noi, gli altri e il mondo con compassione, fiducia e coraggio.

Cosa fare

Pensa a una situazione – personale o professionale – che ti sta particolarmente a cuore. Scrivila nella maniera più oggettiva possibile, come se stessi scrivendo un verbale o un reportage giornalistico.

Ora, osservala attraverso le quattro lenti, aiutandoti con delle domande.

Paura

  • Di cosa ho paura?
  • Cosa potrebbe andare storto?
  • Che pericolo potrei correre?
  • Che danno me ne potrebbe derivare?

Giudizio

  • Che pensieri sto facendo su di me, sugli altri o su questa situazione?
  • Questi pensieri mi stanno aiutando o bloccando?
  • Se mi guidasse un giudizio opposto, cosa osserverei di differente?
  • Se sospendessi il giudizio, cosa osserverei di differente?

Curiosità

  • Cosa c’è che ancora non so?
  • Cosa posso imparare da questa situazione?
  • Cosa posso imparare su di me?
  • Come questa esperienza può arricchirmi – sotto il profilo personale, delle relazioni, delle esperienze – indipendentemente dal suo esito?

Amore / connessione

  • Cosa accadrebbe se affrontassi questa situazione con il cuore aperto?
  • Cosa accadrebbe se affrontassi questa situazione nonostante la paura?
  • Che tipo di fiducia sento di poter nutrire verso me, gli altri e il sistema?
  • Come questa situazione può rafforzare le mie relazioni?

Un esercizio potente.